Contratto bancari, proposta dell’Abi ai sindacati: serve un comitato sul digitale
Il negoziato per il rinnovo del contratto di lavoro dei 290mila bancari delle aziende della galassia Abi è rimandato al 23 settembre. È infatti saltato l’incontro di ieri tra Abi e i sindacati che hanno preferito aggiornare la discussione dopo la pausa estiva, scegliendo un profilo basso per gli auguri di buone ferie. Ed evitando che al tavolo nazionale ci fossero strascichi degli accesi scambi di missive della scorsa settimana, seguiti alle indiscrezioni di stampa sul pacchetto di 10mila esuberi che Unicredit starebbe allegando al prossimo piano industriale (che sarà presentato il 3 dicembre). Diplomaticamente, nella lettera inviata ai segretari generali di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin, il presidente del Comitato per gli affari sindacali e del lavoro di Abi, Salvatore Poloni, propone un nuovo calendario di incontri «tenuto conto dei riflessi dei numerosi sopravvenuti impegni istituzionali concomitanti nella presente settimana», scrive.
Il prossimo incontro sul contratto è così segnato nelle agende per il 23 settembre, mentre per ottobre sono già stati calendarizzati altri due incontri: il 10 e il 24. Intanto, però, le diplomazie delle parti hanno proseguito i lavori e hanno fatto qualche passo in avanti nei negoziati. Prova ne è il documento allegato alla lettera di Poloni, con cui Abi propone di istituire, in via sperimentale, e per la vigenza del contratto, il Comitato bilaterale paritetico sull’impatto delle nuove tecnologie/digitalizzazione nell’industria bancaria. Sulla proposta si è espresso in maniera favorevole, ma con alcune precisazioni, il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. Oltre al carattere sperimentale, «non ci convincono i requisiti e le competenze che Abi vorrebbe assegnare allo stesso comitato», dice il sindacalista. Riccardo Colombani della First Cisl, considera «deludente» la proposta di Abi e chiede che «la cabina di regia sia un luogo di confronto vero e non solo sulla carta».
Nelle premesse del documento si spiega che l’industria bancaria sta attraversando una fase di profonda trasformazione, caratterizzata dalla diffusione di nuove tecnologie e dal repentino processo di digitalizzazione. L’obiettivo del comitato è contribuire ad affrontare in chiave sostenibile «le fasi di cambiamento derivanti dal processo di digitalizzazione in atto e con un ruolo di proposizione ed indirizzo per tenere “aggiornato” il contratto anche arricchendosi delle esperienze “raccolte” dalle banche». Il Comitato, si legge nel testo, «sarà sede di dialogo e confronto per approfondire gli effetti sul lavoro e sulla sua organizzazione all’interno dell’industria bancaria, conseguenti alle nuove tecnologie e alla digitalizzazione». A garanzia della sua bilateralità paritetica vi sarà un uguale numero di componenti di sindacati e banche. Le sue riunioni avverranno con cadenza trimestrale e su richiesta delle parti che potranno avvalersi della consulenza di esperti per l’approfondimento di profili specifici.
Il testo ribadisce la centralità tanto dei lavoratori bancari, quanto del loro contratto nazionale e spiega che «la digitalizzazione si riflette trasversalmente su molti profili del rapporto di lavoro dall’occupazione/occupabilità delle persone, all’attrazione di nuove professionalità emergenti nel mondo dell’innovazione, alla modalità di svolgimento della prestazione lavorativa». Per meglio cogliere le opportunità della sfida digitale, il Comitato raccoglierà le informazioni provenienti dalle imprese e dai Gruppi, compresi i testi degli accordi collettivi di secondo livello che accompagneranno i processi realizzati dalle aziende, e, per poter avere un quadro quanto più ampio possibile, approfondirà anche le buone prassi adottate in altri settori, sia in Italia, sia all’estero. Al Comitato spetterà elaborare eventuali proposte da sottoporre alle Parti nazionali, anche per possibili adeguamenti del contratto, come nel caso del Fondo per l’occupazione».
Per Sileoni «il comitato bilaterale non potrà mai essere un semplice monitoraggio delle trasformazioni indotte dalla digitalizzazione, ma un momento di contrattazione e di confronto sia in fase nazionale sia nei gruppi e nelle aziende». Le intese nazionali, inoltre, «dovranno essere parte integrante del contratto nazionale. Nei gruppi bancari la contrattazione e il confronto aziendale dovranno necessariamente tenere conto della specifica organizzazione lavorativa della banca. Inoltre, il comitato bilaterale sulle nuove tecnologie interverrà politicamente anche rispetto agli accordi di secondo livello se non conformi ai principi recepiti a livello nazionale». La Fabi pone paletti su paletti, per non permettere fughe in avanti a nessuno, sotto «forme atipiche e ibride di attività lavorative in deroga alle regole del contratto nazionale». Per la presidenza, qualora l’Abi la rivendicasse, Sileoni lancia i nomi di due membri del Casl di Abi, Paolo Cornetta di Unicredit o Rosario Strano di Intesa Sanpaolo, «che dovranno garantirne il corretto utilizzo».