Adempimenti

Dal Ddl concorrenza un aiuto ai professionisti

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di Roberto Orlandi*

Su «Il Sole 24 Ore» di lunedì scorso è stato pubblicato un articolo dal titolo «Concorrenza: i timori degli Albi», che forse dovrebbe essere più opportunamente riscritto così: «Concorrenza: i timori di alcuni Albi». Perché non tutti gli Ordini professionali sono contro quel disegno di legge (l’Albo degli agrotecnici e degli agrotecnici laureati non lo è, ad esempio) e, per certo, non lo è larga parte dei singoli professionisti che dal “Ddl concorrenza” possono trarre occasioni concrete per migliorare le loro condizioni di vita e di lavoro.

Personalmente comprendo le preoccupazioni di miei colleghi, di altre categorie, che temono gli effetti di disposizioni innovative, ma le sfide del cambiamento vanno affrontate; se non lo si fa, la partita è persa in partenza.

Così è per le società di professionisti, aperte anche a una temperata presenza (se serve, per chi serve) di soci di capitale; chi è già un professionista affermato probabilmente può farne a meno, ma non è altrettanto per i giovani, che dall’utilizzo dello strumento societario possono ricavare occasioni di lavoro diversamente irrealizzabili.

L’Albo degli agrotecnici e degli agrotecnici laureati crede molto nelle società fra professionisti, ed in particolare nelle società cooperative fra professionisti: iniziammo a coltivare questo tema esattamente 20 anni fa ed oggi quell’aspettativa non solo è diventata realtà giuridica, ma anche fattuale, se è vero che cooperative di agrotecnici partecipano a gare Consip per centinaia di milioni di euro. Quando le vincono, la maggiore ricchezza di essere riusciti a scalare la catena del valore, partecipando in prima persona alla gara, viene ripartita direttamente fra i soci professionisti.

È anche grazie alla crescente diffusione dello strumento societario all’interno del nostro Albo che possiamo vantare un incremento delle nuove partite Iva (nel 2016) di +8,88%, dei redditi dichiarati di +6,90% e dei fatturati dichiarati di +7,18 per cento. Gli altri possono dire altrettanto? A guardare i dati, no.

Se noi abbiamo dimostrato di poter raggiungere questi risultati, anche altri possono farlo, purché sappiano affrontare la sfida del cambiamento. Che nel “Ddl concorrenza” è anche rappresentato dalla norma che obbliga il singolo professionista a dichiarare all’utenza i titoli effettivamente posseduti e le eventuali specializzazioni: finisce così l’epoca del professionista “tuttologo”.

Le aziende e i cittadini potranno scegliere, a colpo sicuro, il professionista con la più idonea specializzazione, secondo le diverse esigenze. Per rimanere nel mio Albo, non avremo più un “agrotecnico” generico, ma le imprese e i cittadini sapranno se hanno a che fare con un agrotecnico naturalista, un agrotecnico biotecnologo oppure forestale.

È una norma, che il “Ddl concorrenza” contiene e che porta trasparenza, dove la “moneta buona” della specializzazione scaccerà la “moneta cattiva” delle genericità. I professionisti meno qualificati saranno così portati a uscire dal mercato, quelli più bravi, che studiano e si impegnano di più, ne avranno beneficio. E i loro clienti pure.

Ecco perché l’Albo degli agrotecnici e degli agrotecnici laureati chiede che il Ddl concorrenza venga approvato dal Senato quanto prima, senza altre modifiche che lo affosserebbero definitivamente.

Noi crediamo che la concorrenza sia un valore, un potente motore di crescita in grado di liberare le migliori intelligenze. Dopo oltre 850 giorni di estenuante iter parlamentare pretendere che questa legge trovi finalmente compimento è il minimo.

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