Dal dl escono i riders, solo 4 proroghe ai contratti a termine
Dal “decreto dignità” escono le norme sulla tutela dei rider - affidate alla negoziazione tra le parti - e si rafforza la stretta su contratti a termine e somministrazione.
All’incontro di ieri con i rappresentanti di Deliveroo, JustEat, Foodora, Domino’s Pizza e Glovo il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, ha annunciato una nuova strategia: invece di far calare dall’alto la disciplina sui rapporti d’impiego per le piattaforme digitali, ha deciso di lasciare che siano le parti a trovare rapidamente una soluzione che potrebbe tradursi nel primo contratto nazionale del settore. Il giro di vite contenuto nelle bozze di Dl su cui stanno lavorando i tecnici del dicastero di Via Veneto non scompare del tutto dai radar, ma resta in stand by perché se non si dovesse arrivare ad un’intesa, il ministro potrà tirare la proposta fuori dal cassetto.
Per un capitolo del Dl che resta in sospeso, altri trovano conferma e si consolidano. È il caso di contratti a termine: si profila una pesante riscrittura del decreto Poletti del 2014. L’indea del governo è quella di reintrodurre le causali, circoscrivendole a tre fattispecie (ragioni tecnico-produttive, organizzative come nuovi progetti o sostitutive), riducendo da 5 a 4 le proroghe, e lo stesso restyling riguarderà i contratti di somministrazione. Al momento è, invece, solo un’ipotesi tecnica, quella di intervenire sulle tutele da licenziamento illegittimo. Resterebbero in piedi le tutele crescenti, ma salirebbero gli indennizzi minimi e massimi (oggi previsti da 4 a 24 mensilità). «L’idea di reintrodurre le causali è sbagliata - sostiene Arturo Maresca (ordinario di diritto del lavoro a La Sapienza di Roma) - perché non è affatto vero che con essa si riduce il ricorso al lavoro a termine che si rende soltanto più opaco. Guardando al passato le causali sono state fonte di un contenzioso giudiziario massiccio anche in quei territori dove la cause di lavoro non c’erano. Basta chiedere alle imprese del Nord est vittime di un contenzioso sul lavoro temporaneo».
Tornando al tema dei rider, il governo ha preparato due bozze dai contenuti piuttosto restrittivi, estendendo il campo d’applicazione del lavoro subordinato a tutte le prestazioni per le piattaforme digitali, con il riferimento ai minimi retributivi, il divieto di cottimo, il diritto alla disconnessione e un’indennità di disponibilità. La contrarietà della gran parte delle imprese, ha spinto il ministro ad optare per la soluzione pattizia. Soluzione apprezzata dalle imprese. «Siamo soddisfatti di questo primo incontro organizzato dal ministro Di Maio, è stato positivo e ha registrato un dialogo trasparente e costruttivo da parte di tutti gli interlocutori» ha detto Gianluca Cocco, ad di Foodora che ha 7mila rider in 10 Paesi, inquadrati in Italia come cococo. Per Alessandro Lazzaroni, Ceo di Domino’s pizza Italia che applica il Ccnl turismo-pubblici esercizi ai 250 dipendenti (il 30% a tempo indeterminato full time, gli altri in prevalenza con lavoro a intermittenza) «va ridotto il cuneo fiscale per investire sempre più risorse nel settore e stabilizzare più persone».
La richiesta di essere coinvolti al tavolo arriva da Cgil, Cisl e Uil che ricordano come il Ccnl della logistica abbia introdotto la figura del rider, e dalla Meal Srl società italiana proprietaria di Mymenu e Sgnam (400 collaboratori in 6 città), che ha firmato la carta dei diritti con il comune di Bologna e chiede al governo di coinvolgere le best practice.