Rapporti di lavoro

Dimissioni a quota 1,1 milioni nel primo semestre 2022 (+31%)

Aumentano le cessazioni dei rapporti avvenute per volontà del lavoratore. Per le donne l’incremento è del 36,5% su base annua. Il fenomeno è più marcato nelle Regioni del Nord

di Valentina Melis

Nei primi sei mesi dell’anno oltre 1,1 milioni di rapporti di lavoro sono cessati per dimissioni, cioè per volontà del lavoratore. L’aumento è del 31% rispetto allo stesso periodo del 2021 (quando le dimissioni erano state 840mila). I dati forniti al Sole 24 Ore del Lunedì dal ministero del Lavoro rivelano che l’incremento delle dimissioni è più forte per le donne (+36,5% su base annua, contro il +27,8% degli uomini) e che il fenomeno è più diffuso nelle Regioni del Nord e del Centro Italia.

Rispetto a un aumento medio nazionale di dimissioni del 31% su base annua, infatti, le province autonome di Trento e Bolzano, la Valle d’Aosta, la Toscana, la Lombardia, il Friuli Venezia Giulia, la Liguria, l’Emilia Romagna, il Veneto, l’Umbria, il Lazio, si piazzano sopra questa soglia. In questi territori l’ondata di dimissioni segna un incremento nel 2022 che arriva al 70,3% in Valle d’Aosta, al 51,2% a Bolzano, al 37,6% in Toscana.

In Lombardia i rapporti interrotti per scelta del lavoratore sono stati 250.074 fino a giugno. Rapportando questo numero a quello dei lavoratori dipendenti della Regione, si ricava un’incidenza del 7,15 per cento.

Le dimissioni aumentano meno al Sud (+15,4% in Calabria, +16,9% in Campania).

Iniziato negli Stati uniti e poi arrivato in Europa e in Italia nella seconda metà del 2021, il fenomeno della «great resignation», cioè delle dimissioni di massa, può avere cause diverse. L’Inps osserva che l’incremento delle dimissioni nel primo semestre 2022 «sottende il completo recupero delle dimissioni mancate del 2020, quando tutto il mercato del lavoro era stato investito dalla riduzione della mobilità connessa alle conseguenze dell'emergenza sanitaria». Una prima spiegazione, dunque, è che si sono dimessi quest’anno anche i lavoratori che lo avrebbero fatto nei due anni precedenti.

Gli economisti peraltro leggono le dimissioni come un indice di vivacità del mercato del lavoro, tipico di fasi di espansione (infatti il tasso di disoccupazione è diminuito al 7,8% e la domanda di lavoro, soprattutto in alcuni settori, è elevata). Il settore con il maggiore aumento di dimissioni è quello dei servizi.

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