Rapporti di lavoro

Diritto alla disconnessione e tutela per le lavoratrici

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

Diritto alla disconnessione, con un’attenzione particolare ai carichi di cura che gravano sulle lavoratrici. In vista dell’intervento di revisione della legge 81/2017 sullo smart working, il ministro del Lavoro, Nuzia Catalfo, intende agire su queste due “criticità” emerse durante l’ampio ricorso durante il lockdown al lavoro agile, la cui disciplina semplificata terminerà a metà ottobre (con la fine dell’emergenza sanitaria).

Il ministro ieri ad un convegno del M5S ha ricordato che nel privato si è raggiunto il picco degli 1,8 milioni di lavoratori coinvolti dal lavoro agile, cifra attualmente scesa al 50%: «Durante il lockdown si è registrato un aumento dei carichi di cura specie per le donne- ha detto Catalfo -, che si deve evitare in una prospettiva futura, così come occorre garantire il diritto alla disconnessione dei lavoratori, che non devono essere contattabili a qualsiasi ora o qualsiasi giorno».

Il diritto alla disconnessione, in realtà è un principio già riconosciuto dalla legge istitutiva dello smart working, ma evidentemente, secondo il ministro Catalfo, va reso più cogente.

Se ne parlerà il 24 settembre nel confronto che si svolgerà al ministero del lavoro in mattinata con i sindacati e nel pomeriggio con le associazioni datoriali, in cui si affronterà anche il tema dell’accrescimento delle competenze digitali, della formazione a distanza: «Sono argomenti oggetto del Recovery Plan», ha aggiunto Catalto. Secondo il ministro del Lavoro, da un lato lo smart working ha un impatto sulla diminuzione dell’inquinamento, d’altro canto però c’è anche un versante economico da considerare perché il lavoro da remoto sta impattando anche sul comparto della ristorazione, dunque «serve un intervento equilibrato».

Anche nel pubblico impiego si è fatto ampio ricorso al lavoro agile, come ha ricordato il ministro della Pa, Fabiana Dadone: «Prima dell’epidemia di Covid in Italia solo il 2% dei lavoratori faceva smart working a fronte dell’11,5% degli altri paesi europei - ha sottolineato Dadone - durante il lockdown abbiamo recuperato il ritardo allineandoci alle percentuali degli altri paesi. Nella Pa ad inizio anno prevediamo di coinvolgere il 50% dei dipendenti, per far ciò i dirigenti hanno uno strumento importante, il piano organizzativo per individuare quale tipo attività si prestano allo svolgimento secondo le modalità del lavoro agile, anche in base al livello di digitalizzazione che ha una determinata amministrazione». Ma ci sono ancora grossi ostacoli: «Non tutte le amministrazioni hanno i computer portatili da dare ai funzionari - ha aggiunto il ministro Dadone -, inoltre scontiamo i ritardi nella banda larga, nella formazione del personale».

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