Equo compenso più forte con la spinta delle Regioni
Sono passati nove mesi dall’entrata in vigore delle regole sull’equo compenso delle prestazioni professionali e anche le Regioni hanno cominciato a scendere in campo. Ognuna a suo modo.
Toscana e Sicilia hanno varato regolamentazioni che seguono l’impostazione nazionale e riguardano tutti i professionisti, mentre la Puglia si è occupata solo degli avvocati. Del tutto diversa, invece, la strada intrapresa dalla Calabria che non è intervenuta sui compensi per gli incarichi conferiti dall’amministrazione regionale o dagli enti controllati ma, anche allo scopo di contrastare l’evasione fiscale, ha acceso i riflettori sui pagamenti delle prestazioni professionali da parte dei privati. E anche il Lazio sta mettendo a punto un provvedimento in materia.
Le regole
La disciplina dell’equo compenso è stata prevista dal Dl 148/2017 ed è entrata in vigore il 6 dicembre 2017. Inizialmente scritta per gli avvocati (la norma è infatti inserita nella riforma forense, la legge 247/2012) è stata poi estesa a tutti i professionisti. In pratica, il compenso, per essere equo, va determinato in base ai parametri fissati dai decreti ministeriali che riguardano le diverse professioni e ai quali deve fare riferimento il giudice, in caso di contenzioso. La tutela scatta però solo nei confronti dei cosiddetti clienti forti, ossia, grandi imprese, banche ed assicurazioni. La Pa deve, invece, garantire «il principio dell’equo compenso».
Vietate anche le clausole vessatorie (annullabili dal magistrato), come la modifica unilaterale del contratto da parte del cliente, l’obbligo ad anticipare le spese o a rinunciare al rimborso, la pretesa di prestazioni aggiuntive e la fissazione dei tempi di pagamento superiori a sessanta giorni.
Le Regioni
Il via lo ha dato la Toscana che, il 6 marzo scorso, rendendo più stringente le regole nazionali per la Pa, ha dettato gli indirizzi che uffici regionali e enti controllati devono seguire nel conferimento delle prestazioni professionali: compensi ed importi a base di gara determinati in base ai parametri ministeriali, niente clausole vessatorie e divieto di introduzione di criteri di valutazione delle offerte che prevedono prestazioni aggiuntive a titolo gratuito. Con un’impostazione simile la Sicilia ha disciplinato l’equo compenso a fine agosto.
In Puglia, invece, la regolamentazione riguarda solo gli avvocati. La Regione, su richiesta degli ordini locali, ha modificato le delibere 2011-2012 per adeguarle alla normativa statale, senza però estendere la disciplina alle altre professioni. Nel prevedere che i compensi siano determinati in base ai decreti ministeriali, la Puglia ha stabilito che «i parametri medi» siano «ragionevolmente decurtati del 50%». La Regione ha cioè adottato il taglio massimo poi consentito dal Dm 37/2018 (la delibera è precedente) che fissa i valori di riferimento per i legali. «Si è voluto porre un freno alle riduzioni ben più alte che venivano normalmente applicate», dice Giovanni Stefanì, presidente dell’ordine di Bari.
Nonostante le differenze, Toscana, Sicilia e Puglia hanno comunque regolamentato i compensi erogati dall’amministrazione e dagli enti controllati. La Calabria ha invece puntato sui pagamenti dei privati. La legge regionale 25/2018, in vigore da qualche settimana, ha infatti subordinato la presentazione e il rilascio di autorizzazioni e istanze di intervento previste da norme regionali, provinciali e comunali, alla dimostrazione, da parte del privato, di aver pagato il professionista di cui si è (necessariamente) avvalso. Si tratta di una norma che riguarderà in particolar modo le professioni tecniche.
Il monitoraggio
Il principio dell’adeguatezza fra corrispettivo e qualità e quantità del lavoro svolto fatica però a farsi strada e rimane aperto il problema dell’applicazione delle nuove norme alle vecchie convenzioni. Molti ordini si stanno quindi attrezzando per monitorare la situazione. Il Consiglio nazionale forense ha costituito prime dell’estate un nucleo di monitoraggio. «Stiamo raccogliendo le segnalazioni - dice il consigliere nazionale Vito Vannucci - e i problemi riguardano soprattutto gli istituti bancari e le convenzioni siglate prima del Dl 148».
Anche i commercialisti si stanno muovendo. «Abbiamo costituito una task force - dichiara il consigliere nazionale Giorgio Luchetta - cui è possibile segnalare abusi da parte di soggetti forti. E sosterremo i colleghi in ogni eventuale controversia».
In campo anche le professioni tecniche. La consulta degli ordini della Sicilia si era infatti rivolta al presidente della Regione (prima del varo della delibera) per segnalare l’affidamento di incarichi e la richiesta di prestazioni a titolo gratuito o simbolico.
Ma anche i giudici stanno dando applicazione alle norme sull’equo compenso. Il Tar Calabria, a inizio agosto, ha annullato un incarico di progettazione gratuito del Comune di Catanzaro, che prevedeva un rimborso spese di 250mila euro (si veda il Sole 24ore dell’11 agosto) e la Cassazione con l’ordinanza del 31 agosto ha ribadito la necessità di applicare i parametri forensi.