Gli aumenti complessivi in busta paga compresi tra 257 a 561 euro in sei mesi
Ma per rendere la misura strutturale serviranno circa 10 miliardi l’anno
In sei mesi un lavoratore con una retribuzione di 35mila euro l’anno (poco meno di 2.700 euro lordi al mese) avrà un incremento netto dello stipendio 561 euro. Mentre un lavoratore con una retribuzione lorda di 25mila euro il vantaggio netto nello stesso periodo è pari a 550 euro.
Queste sono le prime proiezioni sul testo definitivo del decreto legge 48/2023 in cui è contenuto anche il taglio del cuneo contributivo. La norma pubblicata in Gazzetta Ufficiale estende il taglio del cuneo su sei mesi anziché cinque incrementando ulteriormente il vantaggio in busta paga. Prendiamo un lavoratore che ha una retribuzione lorda di 25mila euro (poco meno di 2.000 euro lordi mese). Oggi, per via del taglio di tre punti dei contributi attualmente vigente (governo Draghi e legge di Bilancio Meloni), ha un aumento netto in busta di 41,15 euro. Con la riduzione di ulteriori quattro punti prevista dal Dl Lavoro, il vantaggio aggiuntivo sullo stipendio più che raddoppia, è pari a 50,65 euro, portando l’incremento complessivo a 91,80 euro al mese. Visto che il nuovo intervento sul cuneo entrerà in vigore da luglio e varrà fino a dicembre, il lavoratore con 25mila euro l’anno di retribuzione lorda guadagnerà in sei mesi 550,83 euro. Anche per chi ha 20mila euro di retribuzione annua l’incremento sullo stipendio da luglio, con il taglio del cuneo che da 3 passa a 7 punti, è più del doppio: 40,52 euro che sommati all’importo che già percepisce, da gennaio, 32,92 euro, porta l’incremento complessivo a 73,44 euro, che diventano 440,66 euro fino a dicembre.
Secondo le simulazioni, realizzate per il nostro giornale dallo studio De Fusco Labour & Legal, e pubblicate qui in pagina, il guadagno è tangibile anche per i lavoratori che hanno una retribuzione annua di 30mila euro. Per costoro, e per tutti i lavoratori nella fascia retributiva tra 25 e 35mila euro, il Dl Lavoro ha previsto un innalzamento del taglio di contributi dagli attuali due a sei punti sempre per sei mesi, da luglio a dicembre. Ma torniamo al lavoratore con 30mila euro di retribuzione lorda annua. Ebbene per lui il guadagno passa da 32,92 euro a 53,14 euro per un di più in busta paga a luglio pari a 86,06 euro (che diventano 516,36 euro fino a dicembre). Proseguendo con gli esempi, a 35mila euro di retribuzione l’aumento complessivo sullo stipendio da luglio è pari a 93,50 euro totali (32,85 euro già in vigore più i nuovi 60,65 euro), che diventano 561,02 euro fino a fine anno. Si tratta della fascia di retribuzione che ottiene il vantaggio maggiore dalla nuova disposizione.
Scendendo a 15mila euro di retribuzione la proporzione degli aumenti non cambia sostanzialmente: i lavoratori in questa fascia retributiva sommano infatti gli attuali 28,88 euro con i nuovi 35,54 euro, per un totale di aumento a luglio di 64,41 euro, che salgono a 386,48 per tutto il periodo (sei mesi) di vigore del nuovo taglio di sette punti previsto per questa fascia di retribuzione (e fino a 25mila euro).
Il nuovo intervento di riduzione del cuneo contributivo di 6 e 7 punti messo in campo dal governo Meloni è finanziato con poco più di 4 miliardi di euro. Dalle simulazioni dello studio De Fusco Labour & Legal emerge un aumento mensile che oscilla da circa 43 euro (10mila euro di retribuzione lorda) a poco meno di 100 euro, 93,50 euro per l’esattezza, per retribuzioni di 35mila euro.
L’obiettivo del governo è quello di rendere strutturale la riduzione di 6-7 punti di contributi fino a 35mila euro. E perché no, come indicato nel programma di governo, arrivare una riduzione del cuneo per tutti almeno fino a 5 punti, sia a vantaggio dei lavoratori sia a vantaggio delle imprese. Per mantenere l’attuale sforbiciata di 6-7 punti di contributi fino a 35mila euro di retribuzione occorrono circa 10 miliardi l’anno.