L’odissea per aprire la partita Iva ripagata dalla passione per il sociale
«È una professione stimolante, cambi continuamente settore, cresci e ti rimetti in discussione a ogni nuovo progetto». Parola di Andrea Calabretta, 26 anni, di Genzano di Roma che oggi collabora con una piccola azienda romana che fa consulenze alle imprese. «Ho una laurea in Scienze politiche e subito dopo - racconta - ho fatto un tirocinio in Tunisia per l’Onu dove mi sono occupato di curare piccoli progetti di cooperazione allo sviluppo». Lì la folgorazione e la decisione di frequentare un master di specializzazione in europrogettazione . «Sono tornato in Italia e ho deciso che era di questo che mi volevo occupare - dice -. Oggi faccio consulenza alle imprese del terzo settore».
Calabretta spiega però che la strada non è semplice per i giovani . «È un’attività fluida, intraprenderla non è difficile - racconta - però c’è moltissima competizione». E anche sul fronte economico le soddisfazioni con pazienza non mancano. «Se si riesce a entrare in alcune realtà buone, se si dimostra di voler imparare, passo dopo passo si riesce anche ad avere soddisfazioni economiche. Bisogna però sapere lavorare in team, perché l’europrogettazione è un lavoro di squadra».
Doppio impegno per Gabriele Di Marco, 35enne della provincia di Teramo. «Ho un contratto alle dipendenze di una Ong ma sono anche titolare di una partita Iva che non è stato facile aprire perché questa professione non è regolamentata e i codici Ateco non la prevedono», racconta il professionista. Anche Di Marco viene da una laurea in Scienze politiche e subito dopo ha frequentato un master in diritti umani e intervento umanitario. «Il terzo settore è storicamente il primo ambito in cui sono intervenuti i fondi comunitari - spiega - ma la grande fetta del business viene dal mondo profit: le aziende stanno cercando di intercettare le opportunità di finanziamento».
Grazie a uno stage in “Terre des Hommes” a Bruxelles Di Marco si innamora dell’europrogettazione e si specializza sempre più nel sociale. «Questo lavoro mi piace - dice - ma è anche molto impegnativo: non esistono orari, è una professione molto dura, lavori ovunque, in smart working strutturale». E serve anche molta determinazione. «Bisogna essere flessibili - aggiunge - avere una buona padronanza della materia, possedere competenze linguistiche, e know how anche di tipo amministrativo». Ma l’ingrediente che non deve mancare mai è la passione. «Nel mio settore in ballo non ci sono numeri - conclude - ma la vita delle persone che credono in quel progetto. E da te dipende se andrà in porto».