Le tlc mappano 69 competenze per il futuro. Ne mancano il 40%
Il settore si prepara ad affrontare il tema delle 100mila persone da formare, del ricambio generazionale e del contratto
Allestire un cantiere, trasportare e posizionare i cavi di telecomunicazioni con l’uso di mezzi meccanici e attrezzature per l’esecuzione della posa, come compressore, argani, cestelli, scale, trapani. Con conoscenza di nozioni di elettrotecnica e di impianti, architettura e struttura della rete in fibra ottica, ma anche di utilizzo delle tecnologie di installazione e misure base dei cavi a fibra ottica. Per tutte le tipologie di posa, sia aerea che interrata. Tutto da svolgere in sicurezza, quindi con conoscenze specialistiche per lavorare in adiacenza a cavi elettrici a bassa tensione in esercizio. Dire telecomunicazioni porta a immaginare un mondo dove si lavora in una dimensione poco fisica, ma non è sempre così.
Le 69 professionalità
Scorrendo la mappa dei compiti delle 69 professionalità che Asstel, l’associazione che rappresenta la filiera delle telecomunicazioni in Confindustria, ha elaborato insieme ai responsabili delle risorse umane delle associate, emerge uno spaccato dove l’uso di mezzi meccanici e attrezzature per l’esecuzione della posa dei cavi a fibra ottica, va di pari passo con l’architettura dei software, il supporto e l’assistenza tecnica sull’internet of things, l’information security per proteggere i dispositivi, i dati personali e la privacy. Temi che rientrano nel delicato ambito della sicurezza informatica in cui le imprese delle telecomunicazioni sono in prima linea.
Il disallineamento
Se le competenze che servono sono state mappate, individuare le persone è tutt’altro che semplice, tant’è che nel settore «si riscontra un mismatch tra domanda e offerta di lavoro che va oltre il 40% - spiega Laura Di Raimondo, direttore generale di Asstel -. Per assicurare alle imprese i talenti di cui hanno bisogno abbiamo cercato di favorire lo sviluppo del sistema degli Its, a cui grazie al Pnrr verranno rilasciati fondi per 1,5 miliardi di euro, e di rafforzare la collaborazione con le università sulle discipline Stem». Il turn over, che il settore ha cercato di favorire anche attraverso il contratto di espansione - che ha caldeggiato fin da prima del 2019 -, non basterà però a portare nella filiera le competenze che servono.
Il sistema di classificazione
Nell’ultimo contratto «a conferma dell’impatto dei cambiamenti in corso, c’è stata la rivisitazione del sistema di classificazione del personale legato ai processi di trasformazione digitale, in una prospettiva di sempre maggiore valorizzazione delle competenze, con l’inserimento di 26 nuovi profili professionali legati alle innovazioni digitali e con il superamento di figure professionali non più presenti nel settore. Abbiamo fatto un’opera di pulizia e innovazione preparatoria all’introduzione delle nuove famiglie professionali. La nuova mappatura delle professionalità è il seguito del percorso, da cui dovremo partire», dice Di Raimondo.
Gli investimenti
L’innovazione è senza dubbio uno dei fattori qualificanti del settore dove «negli ultimi 10 anni le imprese hanno investito complessivamente 90 miliardi di euro. Molti altri ne arriveranno se verranno spesi i fondi previsti dal Pnrr per la realizzazione delle reti ultraveloci per tutti gli obiettivi e cioè Italia 5G, Italia 1 Giga, Scuole connesse, Strutture Sanitarie Connesse, Isole minori connesse che sono pari a 6,71 miliardi di euro. Non dobbiamo però dimenticare che le telecomunicazioni stanno vivendo anche una riduzione forte dei flussi di cassa e che la situazione è complicata, soprattutto in una fase di aumento forte dei costi, dovuti in larga misura al capitolo energia - continua Di Raimondo -. Senza una politica industriale, legata al settore, la componente lavoro diventa asfittica e non riesce a svilupparsi. Per questo servirebbe un orientamento forte anche verso le politiche attive. Noi nell’ultimo contratto abbiamo condiviso un nuovo strumento fondamentale, il Fondo bilaterale di solidarietà di settore per supportare la filiera dove oggi lavorano più di 200mila persone».
L’età media elevata
L’età media, secondo un report del Politecnico di Milano, è molto elevata, ma ci sono anche dei segnali positivi sul fronte del ricambio generazionale. A dirlo sono i numeri visto che cresce la quota di chi ha un’anzianità aziendale fino a 5 anni che sale dal 12 al 20%. Questo quadro generazionale richiede un ricorso forte alla formazione dove il settore Telco «ha coinvolto la quasi totalità, oltre il 94%, degli addetti in attività di upskilling e reskilling, con una media di 12 giornate di formazione, anche grazie agli strumenti normativi disponibili, come il Fondo nuove competenze. Di qui al 2025 all’interno della filiera sarà necessario formare sulle competenze richieste dal mercato oltre 100mila dipendenti all’anno, con una spesa complessiva di circa 110 milioni di euro. La previsione è l’erogazione di 4/5 giornate medie di formazione per persona», spiega Di Raimondo.
Le prospettive
Per sostenere e favorire lo sviluppo del settore, serve quindi «un’accelerazione della politica industriale, portando avanti le misure già avviate e integrandone ulteriori, tramite interventi per la sostenibilità economica e lo sviluppo della filiera Tlc. Oltre a iniziative specifiche per il lavoro», dice il direttore generale di Asstel. Tra queste c’è sicuramente il sostegno pubblico al Fondo di solidarietà bilaterale di settore attraverso il ricorso a risorse dalla legge di bilancio o del Pnrr. Ma anche rendendo strutturali strumenti come il Fondo Nuove Competenze e il Contratto di Espansione, rafforzando il legame con il sistema formativo per contenere il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro e, non ultimo, facendo evolvere il modello contrattuale alla luce dello scenario di mercato in corso.
Il settore
69 La mappatura
Asstel ha realizzato insieme ai capi delle risorse umane delle aziende delle telecomunicazioni una mappatura delle 69 competenze che serviranno per il futuro, sia sul fronte delle hard skills che delle soft skills
94% La formazione
Il settore coinvolge oltre il 94% dei lavoratori in attività di formazione per evitare l'obsolescenza delle competenze in un settore a forte innovazione