Politiche attive

Ministero-parti sociali, il confronto parte da giovani e politiche attive

Calderone: priorità all’inserimento lavorativo per superare il mismatch

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

Politiche attive del lavoro, con interventi mirati soprattutto per giovani e donne, e semplificazioni.

Nel primo incontro con le parti sociali, il ministro del Lavoro, Marina Calderone, ha tracciato le priorità in agenda; tra queste «l’accesso al lavoro per giovani e donne, il riaccompagnamento al lavoro per chi lo ha perso, le politiche attive attraverso l’investimento delle risorse del Pnrr e dei fondi strutturali europei non sempre utilizzati a pieno». Il ministro ha ricordato il «paradosso delle tante imprese che non riescono a trovare i profili professionali ricercati», di qui l’impegno a «mettere a sistema tutti gli strumenti per un effettivo incrocio tra domanda e offerta di lavoro». C’è poi il tema della semplificazione per «garantire una maggiore efficienza al sistema, con norme facilmente comprensibili e attuabili», ha aggiunto Calderone, secondo cui «si dovrà fare di più sul tema della sicurezza sul lavoro, insistendo nella formazione delle persone sin dal percorso scolastico e poi con misure efficaci».

Insomma il primo faccia a faccia con le parti sociali è servito essenzialmente a indicare i titoli dei temi di confronto. Quanto al Reddito di cittadinanza, «nessuno ha mai detto che chi non può lavorare verrà lasciato indietro - ha spiegato il ministro - non credo che sia questo il messaggio che bisogna trasferire. Invece il messaggio è che chi è nelle condizioni di lavorare, o che lo sarà attraverso percorsi di riqualificazione, deve trovare la giusta qualificazione». Se, poi, ci saranno da apportare delle modifiche «in termini di nuovo assetto, controlli, condizionalità, devono servire per migliorare le performance nell’ingresso dei lavoratori». Al migliaio di navigator con il contratto scaduto lo scorso 31 ottobre, e ai sindacati che annunciano un presidio l’8 novembre, Calderone ha ribadito che «la loro conferma non è stata prevista dal precedente governo, adesso non è possibile né una proroga né una ricontrattualizzazione senza una norma che non è allo studio del ministero». Infine una dichiarazione di metodo alle parti sociali: dopo l’appuntamento di ieri ci sarà «un percorso di confronto di legislatura, che non si esaurisce con la manovra. I principali temi verranno affrontati in specifici tavoli di confronto». Dalla riduzione del cuneo alle misure per rilanciare il welfare contrattuale.

Tra le reazioni, il vicepresidente di Confindustria per il Lavoro e le relazioni industriali, Maurizio Stirpe, presente all’incontro con la dg di Confindustria, Francesca Mariotti, ha ringraziato il ministro per «la convocazione che testimonia il desiderio di condividere l’agenda del governo sui temi del lavoro e la sensibilità ad ascoltare le istanze delle parti sociali. Per rendere proficuo il lavoro, sarà utile, nel prosieguo, avere dei momenti di confronto verticale su tematiche specifiche per evitare una eccessiva dispersione e frammentarietà». E se Confprofessioni, con il presidente Gaetano Stella, apprezza la prossima apertura di un tavolo sul lavoro autonomo, Confcommercio e Confesercenti hanno rilanciato, come prioritari, interventi per ridurre il cuneo fiscale e contributivo e la semplificazione normativa.

Dal sindacato il leader della Cgil, Maurizio Landini, ha ricordato che nei giorni scorsi con Cisl e Uil hanno scritto una lettera al premier Giorgia Meloni, chiedendo di essere convocati prima di qualsiasi decisione sulla legge di Bilancio o sulle emergenze come le bollette e il caro vita: «Non abbiamo ancora ricevuto risposta ma ci aspettiamo una convocazione nei prossimi giorni». Il numero uno della Cisl, Luigi Sbarra, ha sollecitato un provvedimento, da adottare prima della manovra, per «sostenere il reddito di famiglie e lavoratori, duramente colpiti da inflazione e prezzi di energia ed alimenti». Cauto il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri: «È stata solo una presa di contatto, ora serve attivare i tavoli settoriali perché discutere tra 29 sigle è una perdita di tempo».

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