Previdenza

Pensioni, definita la tabella di marcia. Impegno su Opzione donna. Critiche Cgil e Uil

Tridico (Inps): nel 2029 rapporto attivi-pensionati giù all’1,3. Nel 2050 1 a 1

di Giorgio Pogliotti e Marco Rogari

Un nuovo round su donne e giovani l’8 febbraio. E subito dopo altri appuntamenti settimanali, a partire da quelli sulla flessibilità in uscita e sul rilancio della previdenza integrativa. Con un obiettivo di massima: definire lo schema della nuova riforma della previdenza, per superare gradualmente la legge Fornero, prima dell’estate magari anticipandone le linee guida nel Def di aprile, come chiedono i sindacati. Per il momento quella uscita dal primo incontro tra governo e parti sociali sul delicato nodo delle pensioni - alla presenza di oltre una trentina di sigle - è solo una tabella di marcia.

Anche se il ministro del lavoro, Marina Calderone, che ieri sera ha nuovamente sottoposto all’attenzione del Consiglio dei ministri la questione dell’allentamento della stretta su Opzione donna prevista dalla manovra, è decisa ad andare fino in infondo. Ma non sarà facile. E non solo perché già ieri non sono mancate le prime schermaglie con i leader di Cgil e Uil, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, dai quali è arrivata una nuova richiesta di chiarimento sulle soluzioni da adottare e sulle risorse disponibili, con tanto di botta e risposta con il ministro, che ha detto ai sindacati confederali di non aver ancora formalmente consegnato al ministero, a differenza delle altre parti sociali, la loro piattaforma sulla previdenza. «Mi chiedo se la ministra non fosse distratta - ha ribattuto il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri - durante il confronto avuto con il premier Meloni che ha portato alla mobilitazione sui temi della previdenza. Le nostre proposte sono chiare da tempo».

Dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, è arrivata la disponibilità a dare il contributo ad una riforma strutturale. Ma a rendere in salita la strada sono anche gli scricchiolii del sistema previdenziale evidenziati dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, che era presente al tavolo così come i sottosegretari al Mef, Federico Freni, e al Lavoro, Claudio Durigon. Tridico ha ricordato che nel 2029 il rapporto tra attivi e pensionati scenderà dall’attuale 1,4 all’1,3 per calare ulteriormente nel 2050 al fatidico “1 a 1”. Il presidente dell’Inps ha aggiunto che alcune gestioni previdenziali dell’ente sono già in sofferenza, in primis quelle dei dipendenti pubblici e degli autonomi. Con questo quadro tutt’altro che rassicurante e con un andamento della spesa pensionistica che viaggia a ritmo sostenuto, anche a causa della spinta dell’inflazione, non sarà semplice modellare una riforma. Che, nello schema abbozzato dal ministero del Lavoro, dovrà poggiare sempre più sul secondo pilastro, puntando forte sulla previdenza integrativa e agendo sugli accordi di produttività, agevolando anche il dialogo tra le varie gestioni previdenziali (con meno vicoli al cumulo).

«Si continua con tavoli mega galattici con una quantità di associazioni - ha ribadito Landini -, ma noi vogliamo avviare una trattativa sulle nostre proposte, e capire prima del Def quante risorse ci sono. Non abbiamo avuto alcuna risposta di merito». Tutt’altro tono nel commento del numero uno della Cisl, Luigi Sbarra: «Abbiamo apprezzato la disponibilità del ministro Calderone di attivare un dialogo per cambiare l’attuale legge Fornero - ha detto -. Certo è solo un primo tavolo, ma auspico che ci sia la disponibilità del governo ad utilizzare il 2023 per costruire un grande accordo per ripristinare equità, flessibilità e stabilità nelle regole sulle pensioni».

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