Previdenza

Pensioni, per Opzione donna rispunta la mini-proroga secca

Prende quota ipotesi di allentare la stretta in attesa della riforma

di Marco Rogari

Una proroga secca ma per soli sei o otto mesi, in attesa della definizione della riforma complessiva della previdenza. Il capitolo pensionistico di “Opzione donna” si arricchisce si una nuova ipotesi, malgrado la fresca riduzione del “bacino”, con tanto di “variabile figli”, prevista dal governo nel testo della manovra approdato alla Camera. Una stretta che ha scatenato le proteste di quasi tutte le opposizioni e dei sindacati e sulla quale non mancano le perplessità all’interno della stessa maggioranza. Ma la partita non sembra affatto chiusa. E i supplementari si giocheranno proprio a Montecitorio nel corso dell’esame, appena avviato, del Ddl di bilancio. Con i tecnici della Camera che, nel tradizionale dossier per illustrare le singole misure contenute nel provvedimento, invitano di fatto il governo a valutare «l’opportunità di chiarire» se l’eventuale ricorso al bonus Maroni del 10% in caso di permanenza al lavoro una volta raggiunti i requisiti di Quota 103, dovrà scattare «al momento di maturazione dei requisiti per il pensionamento».

Già lunedì dovrebbe essere fatto un primo punto tra maggioranza e governo sulla possibilità di modificare Opzione donna. L’attuale versione del testo prolunga di un anno per le lavoratrici questo canale di uscita anticipata, con il ricalcolo contributivo dell’assegno, ma lo limita alle “caregiver”, alle invalide civili e alle «licenziate» e fissa la soglia anagrafica, nel mix con i 35 anni di versamenti, a 60 anni prevedendo uno sconto di un anno per quelle con un figlio (59 anni) e di due con almeno due figli (58 anni). Un bacino assai ristretto, che riduce la platea potenziale a non più di 2.900 lavoratrici per un costo di 20,8 milioni contro i 110 milioni della proroga “secca” decisa lo scorso anno dall’esecutivo Draghi lasciando invariato lo schema di pensionamento: 58 anni d’età (59 per le ”autonome”) e 35 di contributi.

Per il Pd, come ha sottolineato Debora Serracchiani, quella decisa dal governo è «una stretta miope. Un passo indietro a cui ci opporremo con forza». Anche per +Europa Opzione donna così com’è è «discriminatoria e incostituzionale». Ed è chiaro che la battaglia si scatenerà a suon di emendamenti nei prossimi giorni in Commissione Bilancio. Anche al ministro del Lavoro, Marina Calderone, non dispiacerebbe un restyling dell’attuale misura magari tornando a una proroga secca, seppure per un arco temporale limitato, in attesa di definire nei prossimi mesi con le parti sociali una riforma organica delle pensioni con le nuove forme di flessibilità in uscita.

Un intervento strutturale è sollecitato anche dall’Ocse che invita tutti i Paesi a non rallentare le riforme dei sistemi pensionistici anche con l’attuale situazione d’incertezza. Ma i sindacati, per il momento, sembrano avere nel mirino soprattutto la manovra, con lo Spi-Cgil che ha già annunciato per il 16 dicembre una manifestazione nazionale a Roma soprattutto contro il taglio alle rivalutazioni degli assegni previdenziali. A sollecitare l’esecutivo a correggere il tiro su questo versante è anche l’ex ministro del Lavoro , cesare Damiano che propone di far scattare la stretta sulle perequazioni dai trattamenti superiori 8 volte il minimo Inps.

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