Previdenza

Pensioni, il tavolo slitta a lunedì: resta il nodo opzione donna

Il round sulla riforma rinviato in coda alle elezioni regionali

di Marco Rogari

Il cantiere della nuova riforma delle pensioni parte con un rinvio. Il governo ha deciso di far slittare il primo round su donne e giovani in calendario l’8 febbraio a lunedì 13, sostanzialmente in coda alla tornata delle elezioni Regionali in Lazio e Lombardia. A presentarsi al tavolo dovrebbero essere soltanto i sindacati mentre le associazioni datoriali dovrebbero essere convocate in un successivo incontro. A indurre l’esecutivo ad allungare i tempi sarebbe soprattutto il persistere della situazione d’impasse sulle modifiche a Opzione donna per alleggerire la stretta introdotta dalla legge di bilancio approvata a fine dicembre.

Il 19 gennaio scorso, in occasione dell’avvio del confronto sulla nuova riforma con cui dovrà essere almeno parzialmente superata la legge Fornero, il ministro del Lavoro, Marina Calderone, di fronte al pressing di Cgil, Cisl e Uil, ma anche di parte della maggioranza, si era impegnata a portare la questione in Consiglio dei ministri. I sindacati si attendevano un’indicazione chiara nel round di oggi. Ma il governo non è riuscito ancora a trovare la quadratura del cerchio.

L’idea è quella di tornare allo schema dello scorso anno, con una proroga secca dei vecchi requisiti (58 anni, 59 per le lavoratrici autonome, e 35 anni di contributi con l’assegno ricalcolato con il “contributivo”). Anche se sul tavolo resta anche l’ipotesi di uscite a 60 anni eliminando la cosiddetta “variabile figli”. Tutto dipende dalle risorse che saranno disponibili. Che, con tutta probabilità, saranno recuperate all’interno del decreto legge in arrivo sul Reddito di cittadinanza. A questo punto un immediato restyling del meccanismo previsto dalla legge di bilancio appare quasi certo, anche perché la soluzione della vicenda Opzione donna è un obiettivo dichiarato dello stesso ministro Calderone. Dall’ultimo monitoraggio condotto dall’Inps è emerso che le pensioni liquidate dall’ente nel 2022 sono state 23.812: il 15% in più rispetto al 2021. Ma con il dispositivo introdotta dalla manovra per il 2023, che ha cambiato requisiti e criteri di accesso, alcune migliaia di lavoratrici che avrebbero maturato il diritto al pensionamento ne rimarrebbero escluse (le cosiddette esodate da Opzione donna).

Lunedì al centro del confronto saranno anche gli accorgimenti da prendere per garantire una maggiore copertura previdenziale ai “giovani” e alle lavoratrici madri. In questo secondo caso tra le opzioni c’è anche quella dei bonus contributivi per ogni figlio. Per i giovani con carriere discontinue dovrà essere individuata una soluzione che senza impattare troppo sui conti pubblici garantisca un aggancio continuo alla previdenza pubblica. Probabile è un intervento per agevolare i riscatti della laurea. Ma il ministro Calderone sembra intenzionato a puntare con forza anche sulla previdenza integrativa e non solo aprendo la strada a una nuova fase di “silenzio-assenso” per la destinazione del Tfr ai fondi pensione, su cui spingono i sindacati.

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