Contenzioso

Quando la correzione di rotta rischia di complicare le regole sui licenziamenti

di Giampiero Falasca

A ogni cambiamento di maggioranza parlamentare, i primi provvedimenti del legislatore sono quasi sempre diretti a riscrivere pezzi importanti del diritto del lavoro. È un’abitudine talmente consolidata che sta diventando il marchio di fabbrica del nostro ordinamento, il cui elemento distintivo è l’instabilità delle regole.

Quando ancora il meccanismo delle “tutele crescenti” non è arrivato in Cassazione, la nuova maggioranza non si sottrare a questa abitudine, riscrivendo le sanzioni dei licenziamenti (oltre che le regole sul lavoro flessibile).

Il cambiamento continuo delle regole si accompagna a un altro elemento particolarmente negativo: la complessità. Non è una complessità delle singole regole, anzi: il decreto dignità non introduce (al contrario di quanto accade per il lavoro a termine), regole “pesanti” sui licenziamenti.

La complessità sta nella scelta -che ripete l’analogo errore del Jobs act e dei legislatori precedenti - di sommare un altro regime sanzionatorio a quelli già esistenti, aumentando il numero complessivo di sistemi che convivono sulla stessa materia. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: ci vuole un’ampia e articolata tabella per spiegare come sono disciplinati i licenziamenti in Italia (si veda l’infografica sovrastante).

Nel merito, come detto, le regole introdotte dal Dl 87/2018 non sono particolarmente sofisticate. Pur essendo stato presentato come un “licenziamento del Jobs act”, infatti, il decreto dignità, non tocca il meccanismo delle tutele crescenti. Non viene modificato il meccanismo volto a circoscrivere alla sola inesistenza del fatto materiale la sanzione della reintegra, così come restano invariate le altre misure volte a riproporre, in forme più chiare ed esigibili, i meccanismi introdotti nel sistema dalla legge Fornero nel 2012. L’unico aspetto che cambia è la soglia, minima e massima, del risarcimento del danno, misura che avrà un impatto concreto molto limitato nel breve e nel medio periodo.

Insomma, una riforma ad impatto diluito, il cui effetto principale è quello di confermare che siamo un paese ad alto tasso di instabilità e complessità delle regole.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©