Rapporti di lavoro

«Tecnologie e competenze per aprire nuovi spazi»

di Chiara Bussi

Nel 2018 è salito per il terzo anno consecutivo sul gradino più alto della classifica del Financial Times degli studi americani più innovativi. A fregiarsi del titolo è Orrick, che sempre lo scorso anno ha deciso di affidare la regia a Wendy Butler Curtis. Che cosa fa il chief innovation officer in un colosso legale presente in 28 sedi tra Usa, Europa, Asia e Africa con oltre 1.100 professionisti? «Guido un team - spiega - che promuove la cultura dell’innovazione attraverso le procedure, la promozione dei talenti, l’integrazione delle tecnologie e lo sviluppo di nuovi prodotti legali».

In questi giorni, dice «stiamo lanciando un osservatorio, un portale che conterrà informazioni sulle tecnologie legali presenti sul mercato, comprese quelle abbiamo già testato. Questa miniera di dati servirà a ipotizzarne l’utilizzo a seconda delle esigenze della clientela». Tutti i settori, aggiunge, «hanno un potenziale innovativo, ma questo processo va condiviso con i clienti». Così nei prossimi mesi Orrick organizzerà incontri con i principali fruitori dei suoi servizi.

Oltre all’innovazione del metodo di lavoro l’attenzione è alta sul fronte delle competenze. Accanto alle figure legali tradizionali si fanno strada i project attorneys, per ottimizzare dati e tecnologia, i data scientists con un focus sull’intelligenza artificiale e gli statistici.

In Italia Orrick è presente a Milano e Roma con oltre 120 professionisti. «Abbiamo istruito in italiano - dice il senior partner Alessandro De Nicola - alcune soluzioni applicative di intelligenza artificale e machine learning per utilizzare queste tecnologie nelle attività di due diligence e di verifiche di compliance. Stiamo promuovendo incontri a porte chiuse per la definizione dello stato dell’arte nel legaltech, oltre a eventi dedicati alla blockchain e agli smart contract».

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