Contenzioso

Tribunali del lavoro, le nuove cause continuano a calare

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di Francesca Barbieri


Si alleggerisce il peso dell'arretrato nei tribunali del lavoro: rispetto al picco del 2011 i dossier da smaltire sono scesi di oltre un quarto nei giudizi di primo grado e del 10% nelle Corti d'appello, in primis grazie alla riduzione nel settore privato (-28% nei tribunali e -20% in secondo grado).

Una boccata d'ossigeno per i giudici del lavoro, che da anni operano a ranghi ridotti, anche se il numero di fascicoli ancora da esaminare resta alto: a fine 2015 erano quasi 226mila nei tribunali e circa 57mila nelle Corti d'appello. L'equivalente di 520 casi a testa l'anno nei tribunali (nel 2011 erano oltre 600) e 337 a giudice nelle Corti d'appello.

I dati forniti dalla direzione generale di statistica del ministero della Giustizia al Sole 24 Ore fotografano soprattutto un calo delle nuove liti: nel 2015 le cause iscritte a giudizio sono scese del 4% rispetto al 2014 in tribunale e dell'8% in Corte d'appello.

A llargando poi l'orizzonte fino al 2011, emerge che le cause “sopravvenute” in primo grado sono scese addirittura del 42 per cento. Un trend che trova conferma sul territorio, anche se in alcuni casi è la “produttività” dei giudici la carta vincente.

«Da anni - sottolinea Piero Martello, presidente della sezione lavoro del Tribunale di Milano - le cause definite superano quelle sopravvenute: il 98% dei dossier aperti risalgono al più tardi al 2015 e la durata media dei processi è di 148 giorni».

Dai dati del ministero della Giustizia emerge, poi, che negli anni della crisi in tanti hanno scelto la strada dei procedimenti speciali, dalle ingiunzioni (circa 100mila l'anno), ai ricorsi d'urgenza in base all'articolo 700 del Codice di procedura civile per dequalificazione o licenziamento. Nel 2013, a livello nazionale, sono stati iscritti 218mila procedimenti speciali (rispetto a 132mila cause “ordinarie”) e nel 2014 e 2015 circa 151mila ogni anno.

«I procedimenti speciali – spiega Carla Musella, presidente della sezione lavoro a Napoli - comprendono ipotesi molto diverse tra di loro dal punto di vista processuale, giuridico, nonché dei tempi di definizione. Per esempio, un ricorso monitorio può durare due mesi, mentre un “rito Fornero” sommario può durare cinque mesi e un accertamento tecnico preventivo obbligatorio dura anche più di un anno, perché occorre predisporre la consulenza tecnica». Al Tribunale di Napoli sono stati iscritti 16.589 procedimenti speciali nel 2015 su circa 29mila nuovi processi.

«A raddoppiare il contenzioso sul lavoro - osserva Enrico Ravera, presidente a Genova - sono i decreti ingiuntivi, mentre di minor portata sono i riti speciali che riguardano il licenziamento, cioè il rito Fornero, e il cautelare, che risulta in calo dopo la legge 92 del 2012». Su 5.218 iscrizioni alla sezione lavoro del Tribunale di Genova, ci sono stati 1.746 decreti ingiuntivi, 337 “Fornero” (292 in fase sommaria e 45 opposizioni) e 55 cautelari. «Sommando altri procedimenti speciali in materia di assistenza la percentuale degli speciali arriva al 57,6%», osserva Ravera.

Per le liti sui licenziamenti, in particolare, il bilancio del “rito Fornero”, introdotto nel 2012 dalla legge 92 per i recessi ex articolo 18, evidenzia poche migliaia di cause l'anno nei tribunali maggiori e alcune centinaia in quelli di medie dimensioni. La corsia privilegiata per questi casi, da un lato, ha permesso decisioni più rapide sul fronte della cessazione dei rapporti, ma a volte ha allungato i tempi degli altri processi. Il “rito Fornero”, peraltro, non si applica agli assunti con il contratto a tutele crescenti ed è destinato definitivamente a sparire per effetto della riforma del Codice di procedura civile (il disegno di legge delega è ora assegnato al Senato), che prevede anche l'estensione alle cause di lavoro della negoziazione assistita.

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