Rapporti di lavoro

Per gli avvocati arrivano i primi titoli di specialista

Al Cnf inviate 918 domande. Finora 172 riconoscimenti per i dottori di ricerca, in corso le prove per 230 legali che hanno già seguito i corsi<br/>

di Valentina Maglione

Dopo anni di attesa, la macchina delle specializzazioni forensi si è messa in moto. Stanno infatti diventando operative le strade individuate già dal decreto ministeriale 144 del 2015 per ottenere il titolo di «avvocato specialista» in uno (o al massimo due) dei 13 settori elencati dalle norme. Un titolo che “certifica” la particolare preparazione del legale in un ambito specifico, con, in prospettiva, ricadute nei rapporti con la Pa e con alcuni clienti.

Le regole hanno avuto un iter lungo e accidentato. Sia il decreto 144, sia il decreto 163 del 2020, che l’ha corretto e integrato, sono stati bersagliati dai ricorsi. Di fatto, la normativa si è stabilizzata da poco più di un anno, dopo la pronuncia del Tar Lazio del febbraio 2022. E l’attuazione non è ancora completata.

Tuttavia, in questi giorni la situazione si sta sbloccando, con i primi titoli di avvocato specialista attribuiti dal Consiglio nazionale forense.

Le prime specializzazioni

«Abbiamo conferito 172 titoli di avvocato specialista a colleghi dottori di ricerca», spiega Giovanna Ollà, consigliere segretario del Cnf. Tra i settori più rappresentati, il diritto penale (47 titoli) e civile (46 ), amministrativo (29), del lavoro (21) e tributario (11).

Inoltre, continua Ollà, l’8 e il 9 maggio «si sono tenute le prime prove scritte per gli avvocati che negli anni scorsi hanno frequentato i corsi di alta formazione specialistica. Ora le commissioni di docenti, nominate dal Cnf, le stanno correggendo. I candidati che le supereranno saranno ammessi agli orali. Ai promossi sarà conferito il titolo di specialista». Alle prove scritte, tenute in presenza a Roma, hanno partecipato 230 candidati. I settori più gettonati sono il diritto penale (73 partecipanti), del lavoro (69), della persona, famiglia e minori (68); e poi il diritto tributario (9 candidati), dell’Ue (4), internazionale (4) e, infine, civile (3).

Queste prove concretizzano la norma transitoria prevista dal decreto 144, per cui possono ottenere il titolo di specialista, dopo avere appunto superato una prova scritta e orale, gli avvocati che hanno frequentato nei cinque anni precedenti un corso di alta formazione almeno biennale. La platea potenziale è vasta, dato che le associazioni specialistiche forensi organizzano da tempo corsi di questo tipo.

Sul fronte dei percorsi formativi è arrivata anche la svolta per il futuro: l’8 maggio scorso la commissione istituita presso il ministero della Giustizia ha varato le attese “linee guida” a cui devono conformarsi i programmi didattici per dare diritto al titolo di avvocato specialista. Ora i nuovi corsi possono partire e chi li frequenterà non dovrà affrontare l’ulteriore prova curata dalle commissioni nominate dal Cnf.

«È giusto che la cultura della specializzazione si diffonda – commenta Ollà – e con i corsi di certo si potenziano le competenze specifiche».

Le domande

Finora, le domande presentate dagli avvocati sono in verità poche. Al Cnf ne sono arrivate 918, basate sui tre percorsi individuati dai decreti ministeriali per conseguire il titolo: 490 fanno valere l’aver frequentato scuole di specializzazione, 221 l’esperienza maturata nel settore e 207 il dottorato di ricerca. Quanto agli Ordini territoriali (a cui le domande vanno presentate in prima battuta e che poi le trasmettono al Cnf), al Consiglio dell’Ordine di Milano sono state presentate 123 domande (53 per corsi di specializzazione, 14 per l’esperienza maturata e 56 per dottorati di ricerca) e a quello di Roma 100.

Numeri che scontano l’incertezza delle norme, dato che, delle vie per ottenere il titolo di specialista, fino a poco tempo fa solo quella del riconoscimento del dottorato di ricerca era aperta.

Resta peraltro da attivare la possibilità di far valere l’esperienza. A valutarla, con un colloquio, deve essere una commissione composta da tre avvocati e da due docenti: un avvocato designato dal Cnf, gli altri due e i docenti tratti da un elenco nazionale tenuto presso il ministero della Giustizia e formato con i nominativi chiesti a Cnf e ministero dell’Università. A oggi l’iter per formare l’elenco è in corso.

I punti chiave

1 - Le norme
È la legge professionale forense (247 del 2012) a riconoscere agli avvocati la possibilità di conseguire il titolo di specialista, «a seguito di percorsi formativi almeno biennali o per comprovata esperienza nel settore di specializzazione», con le modalità stabilite da un decreto del ministero della Giustizia, previo parere del Cnf.
La disposizione è stata attuata dal decreto ministeriale 144 del 2015, che è stato oggetto di ricorsi e poi parzialmente annullato dai giudici amministrativi. È stato quindi emanato il decreto correttivo 163 del 2020, a sua volta impugnato da alcuni Ordini degli avvocati (tra cui Roma, Napoli e Palermo). Ma il ricorso è stato respinto dal Tar Lazio con la sentenza 1278/2022

2 - Le strade verso il titolo
I settori di specializzazione sono 13. I percorsi per conseguire il titolo di avvocato specialista (conferito dal Cnf) sono tre:
aver frequentato corsi di specializzazione di durata almeno biennale e non inferiore a 200 ore, con programmi didattici conformi alle linee guida elaborate dalla commissione ad hoc presso il ministero della Giustizia;

aver maturato una significativa esperienza nel settore di specializzazione, per cui sono richieste l’iscrizione da almeno otto anni all’Albo e l’aver trattato almeno dieci affari l’anno negli ultimi cinque anni nel settore di specializzazione; i titoli vanno verificati con un colloquio di fronte a una commissione di valutazione composta da tre avvocati e da due docenti: un avvocato nominato dal Cnf, gli altri componenti tratti da un elenco tenuto presso il ministero della Giustizia;

titolo di dottore di ricerca.

È poi prevista una formazione continua per mantenere il titolo

3 - La disciplina transitoria
È prevista la possibilità di ottenere il titolo anche per gli avvocati che hanno già conseguito un attestato di frequenza di un corso almeno biennale di alta formazione specialistica organizzato da Università, Cnf, Consigli dell’Ordine degli avvocati o associazioni specialistiche. Per conseguire il titolo di avvocato specialista occorre però superare una prova scritta e orale, organizzata e valutata da commissioni nominate dal Cnf

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