Il salario minimo a 9 euro costa 6,7 miliardi alle imprese
Un salario minimo orario di 9 euro lordi l’ora, l’attuale valore previsto dal Ddl Catalfo all’esame del Senato, comporterebbe per le imprese un costo di 6,7 miliardi. La misura, bandiera del M5S, si applicherebbe infatti a circa 2,6 milioni di dipendenti del settore privato non agricolo (esclusi i lavoratori domestici). Di questi, circa 1,9 milioni sono lavoratori a tempo pieno (il 18,4% del totale dei dipendenti a tempo pieno), e in riferimento a loro, l’aggravio a carico dei datori è calcolato in 5,2 miliardi. I rimanenti circa 680mila lavoratori sono impiegati a tempo parziale (il 29% del totale dei dipendenti part-time). In questo caso, l’adeguamento retributivo al nuovo minimo legale di 9 euro lordi l’ora peserebbe sulle imprese per 1,5 miliardi.
I numeri sull’impatto per le aziende del salario minimo di 9 euro lordi sono contenuti nella memoria, presentata in Parlamento, che Inapp (ex Isfol) pubblica oggi sul sito internet www.inapp.org. Considerando anche agricoltura e lavoro domestico, che saranno esclusi dalla norma, il costo della misura stimato dall’Inps, presieduto dall’economista Pasquale Tridico, è di 9,7 miliardi per il 28% di lavoratori.
Per le imprese l’incremento monetario è anche “indiretto”, vale a dire sugli altri livelli di inquadramento. L’esempio, contenuto nel documento Inapp, è il Ccnl del commercio. Qui i 9 euro minimi troverebbero applicazione per i livelli sesto e settimo portandoli al salario oggi previsto per il quinto livello. Se la contrattazione volesse mantenere le differenziazioni salariali tra i vari livelli di inquadramento, il salario minimo ex lege si riverberebbe anche sulla retribuzione dei livelli non direttamente coinvolti dalla misura (aumentando, ancora, i costi per le imprese: secondo una stima dei consulenti del lavoro, che riprende i dati Istat, l’aggravio per le aziende si triplicherebbe; si veda altro articolo a pagina 28). I 9 euro lordi l’ora corrispondono all’80% del salario mediano. In Germania si scende al 48%; e in media nei Paesi Ocse i salari minimi variano tra il 40% e il 60 % del salario mediano, in Italia ciò vorrebbe dire tra i 5 e i 7 euro l’ora. Insomma, i 9 euro sarebbero i più generosi.
L’impatto del provvedimento, sempre secondo Inapp, si avrebbe essenzialmente sulle imprese molto piccole (sino a 10 dipendenti) e piccole (sino a 50 dipendenti), specie nel Mezzogiorno. Per il presidente di Inapp, il professor Stefano Sacchi, «non c’è dubbio che nel nostro Paese esista un problema di salari bassi e di lavoratori poveri che giustifica un salario minimo. Al tempo stesso, però, i 9 euro lordi l’ora comporterebbero per le aziende un aggravio di costi che potrebbero essere in parte attenuati prevedendo per i datori un credito d’imposta, anche temporaneo, calibrato sui lavoratori coinvolti dalla nuova misura». In caso di salario minimo a 8,5 euro lordi l’ora, sarebbero interessati 1,9 milioni di lavoratori per un costo per le aziende di 4,4 miliardi. Con un’asticella più bassa, 8 euro lordi l’ora, i lavoratori coinvolti sarebbero 1,2 milioni e l’aggravio per le aziende pari a 2,7 miliardi.
Il M5S fa quadrato sul Ddl. Oltre ai 9 euro l’ora, ricordano i grillini, la norma prevede altre due misure: il riconoscimento dei Ccnl maggiormente rappresentativi, in chiave anti-dumping; e un meccanismo di rivalutazione legata all’indice dei prezzi al consumo, automatica in caso di contratti scaduti o disdettati e non rinnovati (una sorta di nuova “scala mobile”). Dal blog delle stelle, M5S lancia un messaggio alle imprese, confermando in manovra l’operazione di riduzione delle tasse sugli utili e sul lavoro, «per miliardi di euro» (non sono forniti i dettagli).
Vedi il grafico: il costo per le aziende