Commercialisti per il made in Italy
Il nuovo commercialista ai tempi della fatturazione elettronica? «È un professionista del made in Italy, che affianca le Pmi alla scoperta delle misure per accompagnare la crescita dimensionale e per lasciarsi alle spalle la crisi». Non ha dubbi Achille Coppola, segretario nazionale del Cndcec, reduce dal convegno dell’11 e 12 ottobre ad Agrigento, dove il tema del rafforzamento della professione è stato al centro del dibattito. «Il commercialista, accanto agli aspetti contabili, agli adempimenti fiscali o doganali e al diritto societario, potrà intensificare la propria attività di consulenza a tutto tondo per le imprese, in particolare quelle di più piccole dimensioni, offrendo anche un supporto nel rivedere il modello di business. Tutte competenze che fanno già parte del suo Dna ma che si riveleranno particolarmente preziose nei prossimi anni». Il ruolo dei commercialisti, precisa, «può essere determinante sia nella fase di analisi e proposta delle policy utili alla crescita e allo sviluppo delle imprese del Made in Italy, sia in quella di accompagnamento degli operatori che chiedono con sempre maggiore insistenza servizi di consulenza specialistici».
La cassetta degli attrezzi indispensabile per il commercialista del made in Italy conta tre principali scomparti. Il primo riguarda il ventaglio di incentivi gestiti da Invitalia, dal ministero dello Sviluppo economico, dal Miur e dalla Commissione europea. Una ricognizione effettuata dal Cndcec ha messo in fila almeno 20 opportunità da cogliere. «Sono finanziamenti agevolati, sgravi fiscali, strumenti nel capitale di rischio - precisa Coppola - che possono essere messi a disposizione delle imprese da soggetti diversi e con modalità diverse.
In questo senso il commercialista può svolgere un ruolo determinante per aiutare le imprese clienti a codificarli e a suggerire la strada più adeguata alle loro esigenze, con interventi specifici a seconda del settore di appartenenza». Così, ad esempio, le start up innovative possono contare sulle agevolazioni di Smart&Start Italia: un mutuo a tasso zero fino al 70% dell’investimento in impianti, macchinari o brevetti. Per gli under 35 e le donne che vogliono diventare imprenditori c’è invece un tesoretto di 150 milioni disponibili con l’incentivo «Nuove imprese a tasso zero». Chi vive al Sud può invece puntare sui finanziamenti agevolati o partecipare alla partita di «Resto al Sud» che finanzia la nascita di nuove attività in 8 regioni.
Fino al 31 dicembre 2019 è inoltre possibile beneficiare del credito d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno nell’ambito del Pon-Imprese e competitività 2014-2020. Il raggio di azione del commercialista del Made in Italy può estendersi anche alla consulenza sulla nuova Sabatini, che sostiene l’acquisto di leasing e macchinari. Se il tallone di Achille è invece l’accesso al credito bancario, il professionista può orientare la Pmi verso la garanzia pubblica. Senza dimenticare i fondi della Banca europea per gli investimenti o le risorse dirette della Ue, come Horizon 2020 o Cosme.
Non solo. Il commercialista può accompagnare le imprese alla scoperta del mercato dei capitali con i segmenti Aim Italia e l’ExtraMot Pro e nel programma Elite, la “palestra” che supporta le aziende nel percorso di crescita. Va in questa direzione il protocollo d’intesa siglato tra il Cndcec e Borsa Italiana a fine settembre. E se il successo del made in Italy passa anche e soprattutto dall’export con una cifra record di 448 miliardi nel 2017, la consulenza sulle strategie di internazionalizzazione è destinata a rappresentare uno sbocco sempre crescente per la categoria. La prossima tappa è l’Australia, potenziale avamposto verso i mercati emergenti dell’Asia-Pacifico. Dal 3 al 10 novembre l’Aicec, (Associazione internazionalizzazione commercialisti ed esperti contabili) farà rotta su Sydney.
La nuova cassetta degli attrezzi