La recente riorganizzazione dell'archivio del CNEL consentirà piena trasparenza sui contenuti normativi e retributivi dei singoli contratti collettivi con schede contratto che agevoleranno esercizi di benchmark e valutazioni di equivalenza tra contratti a beneficio di operatori, attori della rappresentanza, istituzioni pubbliche, stazioni appaltanti, decisori politici, nonché degli organi incaricati delle attività di vigilanza e controllo in materia di lavoro.
La legge n. 936 del 1986 ha previsto l'istituzione presso il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL) di un archivio nazionale dei contratti e degli accordi collettivi di lavoro. L'archivio è attualmente noto, anche ai non addetti ai lavori, soprattutto per l'impressionante numero di contratti collettivi nazionali di lavoro in esso depositati, oltre mille per il solo settore privato. Un segno a detta di molti – e per usare una terminologia cara a Ezio Tarantelli – dello "sfascio" del nostro sistema di relazioni industriali e della progressiva frammentazione e perdita di rilevanza della rappresentanza tanto sul versante datoriale che su quello dei lavoratori.
La realtà, tuttavia, molto diversa e lo stesso CNEL si è recentemente fatto carico di documentare, attraverso una intensa attività di studio e analisi del prezioso patrimonio informativo e documentale presente in archivio, un quadro completamente diverso caratterizzato da una estesissima applicazione dei contratti collettivi di lavoro, pur in assenza di una legge sull'erga omnes, e da una persistente centralità dei contratti sottoscritti, lato lavoratori, dalle tre confederazioni storiche. Basti pensare che i 99 contratti collettivi nazionali di lavoro di maggiore applicazione, sottoscritti da federazioni di categoria di CGIL, CISL, UIL, riguardano il 97% dei 14.628.361 lavoratori tracciati con i flussi Uniemens. Esistono indubbiamente centinaia di altri contratti minori, sottoscritti da oltre 250 associazioni datoriali e quasi 200 associazioni sindacali non rappresentate in seno al CNEL, che trovano però applicazione a un numero davvero limitato di aziende e lavoratori. Ben 438 contratti nazionali presenti in archivio sono applicati in meno di 50 aziende ciascuno e ben 343 coprono meno di 100 dipendenti ciascuno.
È di grande importanza allora segnalare la recente riorganizzazione dell'archivio del CNEL, frutto dei lavori istruttori e degli studi sopra richiamati, decisa della Commissione dell'informazione del CNEL lo scorso 11 settembre 2025 all'insegna della totale trasparenza e di una corretta e completa informazione sul funzionamento della contrattazione collettiva a beneficio di operatori, attori della rappresentanza, istituzioni pubbliche, stazioni appaltanti, decisori politici, nonché degli organi incaricati delle attività di vigilanza e controllo in materia di lavoro. Una riorganizzazione che, a regime, consentirà piena trasparenza sui contenuti normativi e retributivi dei singoli contratti collettivi con schede contratto che agevoleranno esercizi di benchmark e valutazioni di equivalenza tra contratti. Il tutto in termini istituzionali e del tutto gratuiti per operatori, imprese e lavoratori.
Delle molte novità (alla portata di tutti tramite l'accesso libero all'archivio, collocato in bella evidenza sul sito istituzionale del CNEL) può essere sufficiente richiamarne due, una già operativa e l'altra in corso di definizione entro la fine dell'anno, relative ai soli contratti collettivi nazionali di lavoro, fermo restando che l'archivio contiene anche accordi di livello interconfederale e contratti decentrati tanto di livello aziendale che di territorio.
La prima novità, quella già visibile sul sito del CNEL, è che i mille e passa contratti sono ora collocati in archivio in ragione del loro effettivo radicamento cioè della loro applicazione da parte di imprese e lavoratori come documentata dai flussi Uniemens. Per essere collocato tra i contratti di un determinato settore (meccanica, gomma plastica o pubblici esercizi) il contratto collettivo deve segnalare un sia pur limitato radicamento statistico (in un intervallo che può variare secondo le specificità dei settori o sotto-settori, dall'1 al 5%) rispetto al totale dei lavoratori del settore ovvero dei sotto-settori di riferimento. I contratti collettivi che non raggiungono detta soglia minima sono invece collocati in una diversa sezione perché a livello statico hanno una applicazione nulla nel settore a cui pure il campo di applicazione intende riferirsi. Un destino a sé è transitoriamente riservato ai contratti collettivi di nuovo conio che verranno collocati nelle diverse sezioni dell'archivio (contratti di settore o altri contratti) solo una volta che saranno disponibili i flussi Uniemens relativi alla loro applicazione con verifiche anno per anno per registrare, per tutti i contratti in archivio, l'effettivo tasso di applicazione di ogni singolo testo contrattuale.
La seconda novità, di estrema importanza per l'applicazione del Codice dei contratti pubblici, è relativa al passaggio alla nomenclatura Ateco. I testi contrattuali saranno infatti collocati in archivio secondo una tassonomia articolata per macro-settori e sotto-settori ovvero gruppi di sotto-settori corrispondenti alle 22 sezioni e gli 87 divisori Ateco così da rendere di immediata percezione la corrispondenza tra il dato giuridico (il campo di applicazione del contratto collettivo) e il dato economico (cioè il settore o sotto-settore economico di riferimento secondo lo schema di lettura dei codici Ateco).
Entrando nell'archivio dei contratti è dunque già ora possibile orientarsi con facilità tra i contratti effettivamente in uso nei diversi settori economici e produttivi senza per questo cancellare dall'archivio stesso contratti che, formalmente, sono efficaci e che, però, non sono applicati da un numero minimo di imprese e lavoratori. Contratti che verranno dunque collocati in una distinta sezione dell'archivio. Per fare un solo esempio, dei 51 contratti nazionali della metalmeccanica ne troveremo 5 sotto la voce "contratti settore metalmeccanico" (che sono poi i contratti dei 5 sistemi più rappresentativi a livello comparato) e gli altri 46 nella voce "altri contratti" unitamente a tutti gli altri contratti che non trovano reale applicazione nella prassi.
Saranno poi gli uffici del CNEL a predisporre schede contratto dettagliate (secondo i parametri di analisi previsti dal Codice degli appalti pubblici) per i soli contratti imputati a ciascun settore o sottosettore mentre è compito della Commissione dell'informazione del CNEL (con azioni già avviate su terziario di mercato ed edilizia) avviare verifiche comparative rispetto agli assetti normativi e retributivi dei diversi contratti presenti in archivio e in uso nella prassi. Una operazione di totale trasparenza che, come è nella finalità della legge 936 del 1986, dovrebbe contribuire non solo alla conservazione dei testi contrattuali ma anche alla qualità ed efficienza del nostro sistema di relazioni industriali oltre che a facilitare, da parte delle istituzioni pubbliche e dei decisori politici, l'opera di monitoraggio delle dinamiche retributive e contrattuali che sono allo stato ancora parziali e lacunose nel nostro Paese.
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