Contratti & contrattazione collettivaEditoriale

Il "nuovo" archivio CNEL dei contratti collettivi di lavoro

di Michele Tiraboschi

N. 40

Guida al Lavoro

La recente riorganizzazione dell'archivio del CNEL consentirà piena trasparenza sui contenuti normativi e retributivi dei singoli contratti collettivi con schede contratto che agevoleranno esercizi di benchmark e valutazioni di equivalenza tra contratti a beneficio di operatori, attori della rappresentanza, istituzioni pubbliche, stazioni appaltanti, decisori politici, nonché degli organi incaricati delle attività di vigilanza e controllo in materia di lavoro.

La legge n. 936 del 1986 ha previsto l'istituzione presso il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL) di un archivio nazionale dei contratti e degli accordi collettivi di lavoro. L'archivio è attualmente noto, anche ai non addetti ai lavori, soprattutto per l'impressionante numero di contratti collettivi nazionali di lavoro in esso depositati, oltre mille per il solo settore privato. Un segno a detta di molti – e per usare una terminologia cara a Ezio Tarantelli – dello "sfascio" del nostro sistema di relazioni industriali e della progressiva frammentazione e perdita di rilevanza della rappresentanza tanto sul versante datoriale che su quello dei lavoratori.

La realtà, tuttavia, molto diversa e lo stesso CNEL si è recentemente fatto carico di documentare, attraverso una intensa attività di studio e analisi del prezioso patrimonio informativo e documentale presente in archivio, un quadro completamente diverso caratterizzato da una estesissima applicazione dei contratti collettivi di lavoro, pur in assenza di una legge sull'erga omnes, e da una persistente centralità dei contratti sottoscritti, lato lavoratori, dalle tre confederazioni storiche. Basti pensare che i 99 contratti collettivi nazionali di lavoro di maggiore applicazione, sottoscritti da federazioni di categoria di CGIL, CISL, UIL, riguardano il 97% dei 14.628.361 lavoratori tracciati con i flussi Uniemens. Esistono indubbiamente centinaia di altri contratti minori, sottoscritti da oltre 250 associazioni datoriali e quasi 200 associazioni sindacali non rappresentate in seno al CNEL, che trovano però applicazione a un numero davvero limitato di aziende e lavoratori. Ben 438 contratti nazionali presenti in archivio sono applicati in meno di 50 aziende ciascuno e ben 343 coprono meno di 100 dipendenti ciascuno.

È di grande importanza allora segnalare la recente riorganizzazione dell'archivio del CNEL, frutto dei lavori istruttori e degli studi sopra richiamati, decisa della Commissione dell'informazione del CNEL lo scorso 11 settembre 2025 all'insegna della totale trasparenza e di una corretta e completa informazione sul funzionamento della contrattazione collettiva a beneficio di operatori, attori della rappresentanza, istituzioni pubbliche, stazioni appaltanti, decisori politici, nonché degli organi incaricati delle attività di vigilanza e controllo in materia di lavoro. Una riorganizzazione che, a regime, consentirà piena trasparenza sui contenuti normativi e retributivi dei singoli contratti collettivi con schede contratto che agevoleranno esercizi di benchmark e valutazioni di equivalenza tra contratti. Il tutto in termini istituzionali e del tutto gratuiti per operatori, imprese e lavoratori.

Delle molte novità (alla portata di tutti tramite l'accesso libero all'archivio, collocato in bella evidenza sul sito istituzionale del CNEL) può essere sufficiente richiamarne due, una già operativa e l'altra in corso di definizione entro la fine dell'anno, relative ai soli contratti collettivi nazionali di lavoro, fermo restando che l'archivio contiene anche accordi di livello interconfederale e contratti decentrati tanto di livello aziendale che di territorio.

La prima novità, quella già visibile sul sito del CNEL, è che i mille e passa contratti sono ora collocati in archivio in ragione del loro effettivo radicamento cioè della loro applicazione da parte di imprese e lavoratori come documentata dai flussi Uniemens. Per essere collocato tra i contratti di un determinato settore (meccanica, gomma plastica o pubblici esercizi) il contratto collettivo deve segnalare un sia pur limitato radicamento statistico (in un intervallo che può variare secondo le specificità dei settori o sotto-settori, dall'1 al 5%) rispetto al totale dei lavoratori del settore ovvero dei sotto-settori di riferimento. I contratti collettivi che non raggiungono detta soglia minima sono invece collocati in una diversa sezione perché a livello statico hanno una applicazione nulla nel settore a cui pure il campo di applicazione intende riferirsi. Un destino a sé è transitoriamente riservato ai contratti collettivi di nuovo conio che verranno collocati nelle diverse sezioni dell'archivio (contratti di settore o altri contratti) solo una volta che saranno disponibili i flussi Uniemens relativi alla loro applicazione con verifiche anno per anno per registrare, per tutti i contratti in archivio, l'effettivo tasso di applicazione di ogni singolo testo contrattuale.

La seconda novità, di estrema importanza per l'applicazione del Codice dei contratti pubblici, è relativa al passaggio alla nomenclatura Ateco. I testi contrattuali saranno infatti collocati in archivio secondo una tassonomia articolata per macro-settori e sotto-settori ovvero gruppi di sotto-settori corrispondenti alle 22 sezioni e gli 87 divisori Ateco così da rendere di immediata percezione la corrispondenza tra il dato giuridico (il campo di applicazione del contratto collettivo) e il dato economico (cioè il settore o sotto-settore economico di riferimento secondo lo schema di lettura dei codici Ateco).

Entrando nell'archivio dei contratti è dunque già ora possibile orientarsi con facilità tra i contratti effettivamente in uso nei diversi settori economici e produttivi senza per questo cancellare dall'archivio stesso contratti che, formalmente, sono efficaci e che, però, non sono applicati da un numero minimo di imprese e lavoratori. Contratti che verranno dunque collocati in una distinta sezione dell'archivio. Per fare un solo esempio, dei 51 contratti nazionali della metalmeccanica ne troveremo 5 sotto la voce "contratti settore metalmeccanico" (che sono poi i contratti dei 5 sistemi più rappresentativi a livello comparato) e gli altri 46 nella voce "altri contratti" unitamente a tutti gli altri contratti che non trovano reale applicazione nella prassi.

Saranno poi gli uffici del CNEL a predisporre schede contratto dettagliate (secondo i parametri di analisi previsti dal Codice degli appalti pubblici) per i soli contratti imputati a ciascun settore o sottosettore mentre è compito della Commissione dell'informazione del CNEL (con azioni già avviate su terziario di mercato ed edilizia) avviare verifiche comparative rispetto agli assetti normativi e retributivi dei diversi contratti presenti in archivio e in uso nella prassi. Una operazione di totale trasparenza che, come è nella finalità della legge 936 del 1986, dovrebbe contribuire non solo alla conservazione dei testi contrattuali ma anche alla qualità ed efficienza del nostro sistema di relazioni industriali oltre che a facilitare, da parte delle istituzioni pubbliche e dei decisori politici, l'opera di monitoraggio delle dinamiche retributive e contrattuali che sono allo stato ancora parziali e lacunose nel nostro Paese.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©