Lo ius variandi del dirigente dopo il Jobs Act. Un quadro chiaro e operativo delle questioni emerse con la riscrittura dell'art. 2103 c.c. ad opera del D.Lgs. 81/2015
L'analisi prende in esame il vuoto di tutela che ha interessato la categoria dirigenziale in seguito alla riforma dell'art. 2103 c.c. operata dall'art. 3 del D.Lgs. 15 giugno 2015, n. 81. La sostituzione del criterio dell'equivalenza professionale con quello del livello e della categoria legale ha determinato una situazione in cui i dirigenti, i cui contratti collettivi nazionali di lavoro sono spesso privi di livelli interni, risultano esposti a un esercizio potenzialmente illimitato dello ius variandi...
Argomenti
I punti chiave
- La nozione tradizionale del dirigente come alter ego dell'imprenditore
- La crisi del modello unitario e l'emergere di figure intermedie.
- La svolta delle sezioni unite del 2007: la centralità della contrattazione collettiva
- Lo ius variandi dopo il Jobs Act: dal criterio dell'equivalenza al nuovo art. 2103 c.c.
- Il vuoto di tutela per i dirigenti: l'inefficacia del parametro contrattuale e i rischi di abuso
- La risposta della giurisprudenza: il controllo sostanziale sul demansionamento del dirigente
- L'approdo della cassazione: la tutela dell'autonomia decisionale come principio guida
- Casi pratici di applicazione
- Le soluzioni contrattuali: tradurre i principi in tutele concrete
- Definizione qualitativa dello ius variandi
- Conclusioni



