Previdenza

Opzione donna prorogata ma accessibile a poche lavoratrici

Il disegno di legge di Bilancio modifica il requisito anagrafico ma soprattutto ne limita l’utilizzo a determinate categorie

di Matteo Prioschi

Il canale di pensionamento opzione donna viene prorogato ma limitando fortemente la platea delle potenziali beneficiarie. In base all’articolo 56 del disegno di legge di Bilancio (del quale già si ipotizzano modifiche), per accedervi è necessario essere una lavoratrice e avere, entro il 2022, almeno 60 anni di età e almeno 35 anni di contributi. Il requisito anagrafico scende a 59 se si ha un figlio e a 58 se almeno due.

Rispetto al passato il minimo anagrafico non è differenziato tra lavoratrici autonome (59 anni) e dipendenti (58 anni), ma la differenza deriva dall’essere o no madri.

Tuttavia la novità più rilevante della versione 2023 dell’opzione è quella relativa ad altri requisiti che vengono introdotti. Infatti, mentre in passato erano sufficienti quello anagrafico e contributivo, ora, in aggiunta, si deve rientrare in una di queste tre ipotesi:

1 essere una caregiver, cioè prendersi cura, «al momento della richiesta», da almeno sei mesi di un coniuge o parente di primo grado (o in via residuale di secondo grado) convivente con handicap grave;

2 avere una riduzione della capacità lavorativa di almeno il 74 per cento;

3 essere state licenziate (non indicato da quanto tempo) o essere dipendenti di aziende in difficoltà per le quali è aperto un tavolo di crisi (in queste due ultime ipotesi si accede con 58 anni di età a prescindere dai figli, ma ovviamente non vale per le lavoratrici autonome).

I requisiti dei punti 1 e 2 sono analoghi a quelli previsti per altri accessi agevolati al pensionamento, come l’Ape sociale.

Le conseguenze di queste novità emergono confrontando le relazioni tecniche del Ddl Bilancio 2023 e della legge per il 2022. Con le nuove regole, nel primo anno utile sono stimate 2.900 pensioni; la proroga dell’anno scorso ne aveva previste 17mila.

Restano invariate le altre caratteristiche, a iniziare dal calcolo dell’assegno interamente con il metodo contributivo invece che con quello misto a cui avrebbero diritto tali lavoratrici in quanto hanno iniziato a versare i contributi prima del 1996. Ma poiché la quota retributiva di pensione a cui si rinuncia è ormai ridotta, il taglio dell’assegno è meno oneroso rispetto a otto -dieci anni fa.

Confermate, inoltre, le finestre d’uscita: 12 mesi dal raggiungimento dei requisiti per le dipendenti, 18 mesi per le autonome. Tenuto conto dello sfasamento tra il raggiungimento dei requisiti anagrafico-contributivi e la decorrenza si dovrà chiarire quando devono sussistere gli ulteriori requisiti.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©