La Corte di giustizia europea conferma la validità della direttiva 2022/2041 ma annulla alcune parti dell'articolo 5 sulla determinazione dei salari minimi legali
Massima
Ricorso di annullamento – Direttiva (UE) 2022/2041 – Salari minimi adeguati nell’Unione europea – Articolo 153, paragrafo 1, lettera b), TFUE – Articolo 153, paragrafo 2, lettera b), TFUE – Rispetto delle competenze conferite all’Unione dai Trattati – Articolo 153, paragrafo 5, TFUE – Esclusioni di competenza – “Retribuzioni” e “diritto di associazione” – Ingerenza diretta del diritto dell’Unione nella determinazione delle retribuzioni all’interno di quest’ultima e nel diritto di associazione – Annullamento parziale – Articolo 5, paragrafo 1, in parte, paragrafi 2 e 3 in fine Corte di giustizia europea 11 novembre 2025 (causa C-19/23)
La parte di frase «compresi gli elementi di cui al paragrafo 2», contenuta nella quinta frase dell’articolo 5, paragrafo 1, della direttiva (UE) 2022/2041 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 ottobre 2022, relativa a salari minimi adeguati nell’Unione europea, l’articolo 5, paragrafo 2, di tale direttiva nonché la parte di frase «a condizione che l’applicazione di tale meccanismo non comporti una diminuzione del salario minimo legale», contenuta nell’articolo 5, paragrafo 3, della stessa sono annullati.
Con la sentenza 11 novembre 2025 (Grande Sezione, causa C-19/23) la Corte di giustizia è intervenuta decidendo sul futuro della Direttiva (UE) 2022/2041 relativa ai salari minimi adeguati. Direttiva oggetto di un ampio dibattito sia a livello europeo sia a livello nazionale ed oggetto, altresì, di una richiesta di annullamento presentata a gennaio 2024 con ricorso del Regno di Danimarca, sostenuto dalla Svezia ed appoggiato dalle conclusioni favorevoli dell'Avvocato Generale.
Il nodo della questione...




