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Infortunio mortale per causa di servizio: risarcimento e onus probandi

di Pasquale Dui, Luigi Antonio Beccaria

N. 40

Guida al Lavoro

Un medico era deceduto durante l'orario di lavoro per infarto e gli eredi, riconosciuta la causa di servizio, agivano anche per il risarcimento del danno. La domanda veniva rigettata dal Tribunale e dalla Corte d'appello, ma la Cassazione ribaltava il giudizio sulla base della accertata violazione del precetto di cui all'art. 2087 c.c. e sui conseguenti oneri probatori a carico azienda

Massima

  • Danno alla salute – infortunio mortale – infarto – causa di servizio – nesso causale – rilevanza – condanna del datore di lavoro – risarcimento del danno - sussiste Cass., sez. lav., 28 settembre 2025, n. 26293

    In tema di risarcimento del danno alla salute conseguente all'attività lavorativa, il nesso causale rilevante ai fini del riconoscimento dell'equo indennizzo per la causa di servizio è identico a quello da provare ai fini della condanna del datore di lavoro al risarcimento del danno, quando si faccia riferimento alla medesima prestazione lavorativa e al medesimo evento dannoso; ne consegue che, una volta provato il predetto nesso causale, grava sul datore di lavoro l'onere di dimostrare di aver adottato tutte le cautele necessarie per impedire il verificarsi dell'evento dannoso.

I fatti di causa e il giudizio di merito

Gli eredi di un medico, deceduto nell'agosto del 2007 durante un turno di lavoro, convenivano a giudizio l'Azienda Sanitaria datrice, rappresentando che lo stesso aveva subìto il malore fatale alle ore 7 del mattino, dopo aver timbrato in entrata il giorno precedente alle ore 15.21.

Su istanza della coniuge superstite, parallelamente all'azione giudiziaria in esame, era già stato riconosciuto l'infortunio per causa di servizio, con liquidazione di equo indennizzo agli eredi.

Il Tribunale, in primo ...