Contrattazione

A luglio -22mila occupati, primo calo da agosto 2021

Primo calo nei livelli di occupazione

di Claudio Tucci

La gravissima crisi energetica, che si somma alle difficoltà di reperire materie prime e alla generalizzata impennata dei prezzi, inizia a vedersi anche sul mercato del lavoro.

A luglio, ha reso noto ieri l’Istat, il numero di occupati è sceso di 22mila unità rispetto a giugno, pur rimanendo sopra quota 23 milioni (23.205.000 lavoratori per l’esattezza). Il tasso di occupazione è sceso così al 60,3%. È la prima contrazione che si registra dall’agosto 2021. A scendere sono sia i lavoratori permanenti (gli assunti a tempo indeterminato) di -24mila unità (effetto di un maggior ricorso da parte delle imprese alla cassa integrazione, nel periodo gennaio-luglio la Cigs è schizzata a +45,65% rispetto allo stesso periodo 2021, dato Inps), sia gli autonomi di -11mila. L’unica tipologia contrattuale in controtendenza (ma la crescita è lenta) sono i dipendenti a termine: +13mila unità. I lavoratori a tempo determinato in Italia sono 3.166.000, il dato più elevato dal 1977 (data di inizio delle serie storiche Istat ). I contratti a termine sono gli strumenti più usati nelle fasi di incertezza.

Complice anche la denatalità, con il segno meno davanti troviamo tutta la fascia core del mercato del lavoro: i giovani tra i 25 e i 34 anni hanno perso, a luglio, 61mila occupati; nella fascia d’età appena superiore, 35-49 anni, il calo è stato di 11mila unità. Male anche le donne: in un mese il numero di occupate è sceso di 33mila unità, a testimonianza di come, nei momenti di difficoltà economica, le categorie più a rischio sul lavoro siano quelle “marginali”, vale a dire donne, ragazzi, partite Iva e collaboratori.

Il tasso di disoccupazione degli under 25 è risalito al 24%; l’Italia si conferma agli ultimi posti a livello internazionale (dati Eurostat), peggio di noi solo Estonia (24,5%), Spagna (26,9%) e Grecia (28,6%); e siamo lontanissimi dai primi della classe, la Germania stabile al 5,6% di tasso di disoccupazione giovanile, grazie al sistema di formazione duale, che ora il governo Draghi sta ricostruendo, dopo che i precedenti esecutivi Conte lo hanno letteralmente smontato.

I dati provvisori Istat sull’occupazione di luglio iniziano, insomma, a mostrare qualche nube: è vero che il numero di disoccupati è sceso di 32mila unità (sul mese), portando la platea complessiva delle persone “in cerca di un impiego” sotto la soglia psicologica dei 2 milioni (i disoccupati in Italia sono 1.978.000 - siamo tornati ai livelli di aprile 2020 - prima del Covid un valore così basso è stato raggiunto ad aprile 2011). Ma è altrettanto vero che il numero degli inattivi, sempre nel confronto con giugno, è schizzato su di 54mila unità. Il tasso di inattività è salito al 34,4%. Questo significa che, con l’occupazione in calo, chi ha perso il lavoro sta rinunciando a cercarlo. Sull’anno, complici i buoni andamenti dei mesi scorsi, la fotografia è più rosea: rispetto a luglio 2021 ci sono 463mila occupati in più (di questi 454mila dipendenti); il numero di disoccupati è sceso di 304mila unità, e si sono ridotti anche gli inattivi (-433mila persone).

Nei commenti prevale la preoccupazione. «Ci sono segnali di criticità», avverte Confcommercio. Parla di «rallentamento» del mercato del lavoro, «che colpisce donne e giovani», Francesco Seghezzi, presidente della Fondazione Adapt. E anche il sindacato, con Ivana Veronese (Uil), segnala dati negativi: «L’occupazione cala, gli inattivi salgono, bisogna puntare sul lavoro stabile», ha chiosato.

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