Adempimenti

Bonus e voucher riducono il lavoro nero

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di Luigi Caiazza e Roberto Caiazza


Secondo il ministero del Lavoro la flessione, rispetto al 2014, del numero dei lavoratori in nero scovati nel 2015 sarebbe connessa anche a un effetto indotto dell'azzeramento dei costi contributivi legati alle assunzioni a tempo indeterminato o da un maggior utilizzo dei voucher, fattori che potrebbero aver inciso sulla convenienza a ricorrere a manodopera non regolare.
Il rapporto annuale dell'attività di vigilanza in materia di lavoro e legislazione sociale svolta nel 2015, che è stato divulgato dal ministero ieri, mette in luce il raggiungimento di un significativo contrasto, sul territorio nazionale, ai fenomeni di irregolarità nella costituzione e svolgimento dei rapporti di lavoro.
Sotto il profilo dell'incisività dell'azione ispettiva è stata realizzata anche una efficace attività di “intelligence”, volta a individuare i fenomeni di più rilevante impatto sul piano economico-sociale.
Dal punto di vista quantitativo, i controlli effettuati dagli ispettori del ministero e da quelli dell'Inps e dell'Inail, hanno permesso di accertare che su oltre 206mila aziende ispezionate, ben il 66% non era in regola. Le irregolarità hanno evidenziato oltre 182mila lavoratori in posizione di irregolarità, 64.775mila dei quali totalmente in nero (77.387 nel 2014). Il tutto ha permesso un recupero di contributi e premi evasi per circa un miliardo e 300 milioni.
La realizzazione di tali risultati ha confermato il valido contributo svolto dalla metodologia di pianificazione dell'azione ispettiva al fine di arginare l'incidenza del lavoro sommerso nell'ambito del sistema economico nazionale, orientando i controlli nei settori di attività e verso aree geografiche più esposte al rischio. Basta ricordare che le regioni a più alto rischio che hanno comportato l'applicazione di un maggior numero di maxisanzioni sono risultate: Campania (6.390), Puglia (4.407), Toscana (3.945), Lombardia (3.733). I settori merceologici maggiormente interessati riguardano, nell'ordine: i servizi di alloggio e ristorazione, il commercio, l'edilizia e le attività manifatturiere. Seppure in termini non assoluti, anche il settore dell'agricoltura ha fatto registrare dati significativi.
Sempre in agricoltura, con particolare riferimento al fenomeno del caporalato, è stato profuso un notevole impegno dal ministero con la collaborazione di Carabinieri, Asl, Corpo forestale dello Stato, Guardia di Finanza e l'attività svolta in Puglia, Campania, Calabria e Basilicata ha portato all'accertamento di oltre 6mila lavoratori irregolari, di cui oltre la metà in nero e, tra questi, 180 cittadini extracomunitari privi del permesso di soggiorno. Il tutto ha comportato altresì circa 500 provvedimenti di sospensione di attività imprenditoriale.
L'attività ispettiva non ha mancato di rivolgere una particolare osservazione sull'occupazione dei cittadini extracomunitari clandestini. Il rapporto annuale permette di rilevare che ne sono stati trovati al lavoro oltre 1.700. Le regioni maggiormente interessate al fenomeno sono risultate: Toscana (prevalentemente a Prato, a conduzione cinese), Campania, Lombardia ed Emilia Romagna.

Il rapporto 2015

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