Adempimenti

Cuneo nel mirino dell’Upb: mancano 1,8 miliardi, riforma Irpef più difficile

di Marco Rogari e Gianni Trovati

È la misura bandiera della manovra 2020, almeno nella piccola parte lasciata libera dal blocco delle clausole Iva. Ma il cammino parlamentare del suo decreto attuativo sta convogliando sul taglio al cuneo fiscale critiche decisamente più pesanti del previsto. Accentuate dall’incrocio complicato con la riforma Irpef che occupa gli annunci del governo nonostante i venti di crisi in cui si agita la maggioranza.

Il teatro degli attacchi al taglio del cuneo è la commissione Finanze del Senato, dove il decreto attuativo della manovra ha debuttato in Parlamento. Ieri è stata la volta dell’Ufficio parlamentare di bilancio, che per bocca del suo presidente Giuseppe Pisauro ha messo sul tavolo due carichi da novanta: per confermare nel 2021 i benefici assicurati quest’anno dalla misura bisogna trovare altri 1,8 miliardi, in aggiunta ai 14,7 già a bilancio. E l’inserimento del bonus ulteriore rispetto agli 80 euro targati Renzi «rende ancora più complessa una riforma organica e strutturale dell’Irpef» come quella «annunciata dal Governo».

Il concetto era già stato agitato martedì, sempre a Palazzo Madama, dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico. «Sarà molto difficile trovare una collocazione a questi 16 miliardi» di costo complessivo dei bonus, aveva detto Tridico, che seguono «un meccanismo completamente diverso» dal sistema delle aliquote alla base dell’Irpef .

L’analisi di Tridico aveva suscitato in mattinata la replica del ministro dell’Economia. «Non è così – ha ribattuto Gualtieri – perché l’intervento significativo fatto con il taglio del cuneo fiscale è il primo passo, diciamo il primo modulo della riforma fiscale. Lo scalone c’era di più prima con gli 80 euro – ha aggiunto – e invece noi andiamo con il meccanismo della detrazione e non del bonus a scendere gradualmente verso i 40 mila euro. Noi guardiamo alla progressività». Sulla stessa linea Marco Leonardi, consigliere economico del Mef: «È chiaro che l’operazione sul cuneo rappresenta un pezzo della più complessiva riforma dell’Irpef che completerà l’intervento per aumentare i salari, e l’intero pacchetto non comporterà alcun disincentivo al lavoro».

Ma è proprio l’incrocio fra il doppio binario dei bonus e la montagna di risorse che servono per finanziarli ad animare l’analisi tecnica dell’Ufficio parlamentare di bilancio. Per cogliere il punto va ricordato che fino a 28mila euro di reddito lordo agisce il trasferimento monetario, fatto dagli 80 euro di Renzi (fino a 26.600 euro) e dall’estensione portata dal taglio al cuneo. Da 28mila a 40mila, con un décalage per le fasce di reddito più alte, interviene invece la nuova detrazione fiscale. Che norme alla mano è in vigore solo per sei mesi, da luglio a dicembre. Ma che ovviamente non può cadere dal 1° gennaio prossimo senza suscitare una rivolta fra gli interessati.

Per questa ragione l’Authority propone un calcolo sui costi che sarebbero da sostenere per confermare i benefici per tutta la platea anche nel 2021. Alla bisogna andrebbero radunati ovviamente i 9,7 miliardi annui del bonus Renzi e i 5 miliardi del «fondo cuneo», già a bilancio. Ma il conto totale arriverebbe a 16,5 miliardi, imponendo di andare a caccia di altri 1,8 miliardi rispetto ai 14,7 già stanziati. Non un’impresa semplice, per una legge di bilancio che dovrà gestire i 20 miliardi abbondanti di aumenti di Iva e accise e, nelle intenzioni del governo, dovrebbe avviare la riforma complessiva dell’Irpef.

Su quest’ultimo fronte il problema non è solo aritmetico. Perché è la natura stessa dei bonus a complicare l’idea di una riforma organica. Perché i bonus hanno un funzionamento a sé, “sporcano” la curva Irpef e sono complicati da cancellare o modificare per creare un nuovo quadro organico. Nel dettaglio, poi, il taglio al cuneo segue gli stessi difetti del bonus Renzi. Beneficia di più le famiglie con due redditi, già «strutturalmente favorite», come rimarca l’Upb, da un’imposta individuale come l’Irpef, e nonostante il décalage determina aliquote marginali elevatissime per le quote di reddito che portano il contribuente fuori dall’azione del bonus.

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