Esonero contributivo con sconto dal 2% al 3%
Il disegno di legge di Bilancio conferma il taglio già in vigore quest’anno e al contempo lo potenzia per retribuzioni fino a 1.538 euro
Anche per il 2023 il taglio del cuneo fiscale è riconosciuto sotto forma di riduzione dell’aliquota contributiva pensionistica a carico del lavoratore dipendente. Il nuovo sconto sarà pari al 3% dell’aliquota Ivs per le retribuzioni imponibili mensili fino a 1.538 euro o al 2% per quelle di importo eccedente ma comunque non superiore a 2.692 euro, fermo restando l’accredito contributivo figurativo pieno a carico dello Stato.
Lo prevede l’articolo 52 del disegno di legge di Bilancio 2023, che ripropone la stessa tipologia di agevolazione per il 2022 dall’articolo 1, comma 121, della legge 234/2021 (Bilancio 2022), di cui richiama espressamente modalità e criteri, ma di cui incrementa la misura, differenziandola in due fasce di reddito. La nuova norma presenta la medesima struttura, anche testuale, di quella che ha introdotto per il 2022 l’esonero contributivo dello 0,80% in favore dei dipendenti con redditi mensili fino a 2.692 euro, poi elevato al 2% per i periodi di paga da luglio a dicembre 2022 dall’articolo 20 del Dl 115/2022 (Aiuti-ter).
Il limite reddituale per l’esonero è costituito dall’imponibile previdenziale mensile parametrato per 13 mensilità, il che vuol dire che è elevato in occasione dell’erogazione del rateo della tredicesima fino a essere raddoppiato limitatamente alla retribuzione di dicembre. A differenza del 2022, i limiti reddituali sono due e cioè 1.538 euro per l’esonero contributivo del 2% e 2.692 euro per quello del 3 per cento.
Questo sconto della contribuzione a carico del dipendente si tradurrà in un aumento del netto della busta paga, che però non corrisponderà esattamente all’importo della minore trattenuta previdenziale subita, in quanto in parte compensato dall’aumento del prelievo Irpef netto conseguente all’innalzamento dell’imponibile fiscale. A titolo esemplificativo, ipotizzando un imponibile annuo di 20mila euro (con imponibili mensili di 1.538 euro), lo sconto contributivo sarà pari a 600 euro annui, ma l’aumento effettivo del netto corrisponderà a 395 euro per la maggiore Irpef netta derivante dall’incremento dell’imponibile fiscale e quindi dell’imposta lorda, nonché dalla riduzione della detrazione di lavoro.
Il dipendente riceve però un altro beneficio, in quanto la sua futura pensione non subirà decurtazioni per l’espressa previsione normativa del mantenimento dell’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche.
Come detto, le regole dovrebbero essere quelle già applicate nel 2022, salvo probabilmente doversi attendere l’introduzione da parte dell’Inps di un nuovo codice causale da esporre in uniemens per lo sconto del 3 per cento. Poiché questa misura decorre dal prossimo gennaio l’augurio è che le istruzioni pervengano in tempo utile per evitare di dover gestire gli arretrati e riconoscere il beneficio anche i lavoratori nel frattempo cessati.