Contrattazione

Farmaceutica, il premio variabile arriva in due aziende su tre

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di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

La contrattazione aziendale è storicamente assai diffusa nella farmaceutica. Le imprese che applicano un contratto aziendale in cui si prevede l’erogazione di premi variabili sono il 66% nella farmaceutica, rispetto al 29% dell’industria in senso stretto, e la percentuale di lavoratori in imprese che prevedono l’erogazione di un premio variabile è pari all’89% nella farmaceutica, rispetto al 68% della media del comparto industriale.

C’è una tradizione di buone relazioni industriali tra le parti sociali nel settore, che non ha subito contraccolpi durante la pandemia. «L’emergenza Covid - spiega il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi - è stata un’occasione per aggiornare con strumenti nuovi la contrattazione di prossimità e le prestazioni di welfare aziendale già ampiamente diffuse nel settore, attraverso piattaforme digitali. Già prima della pandemia avevamo introdotto programmi di check up, screening sui tumori, attraverso accordi con erogatori dei servizi. Nella mia azienda, ad esempio, abbiamo impiantato ambulatori in sale riunioni con centro diagnostico, dove effettuare mammografia. Abbiamo proseguito le forme di sostegno durante la pandemia, anche se con più difficoltà, mettendo a disposizione gratuitamente per i lavoratori tamponi sierologci o molecolari su base volontaria, e con campagne vaccinali». Il digitale è stato d’aiuto: «Molte aziende hanno promosso sulle piattaforme digitali programmi di formazione su salute, stili di vita, alimentazione, piattaforme educazionali estese ai dipendenti e a tutta la famiglia - continua Scaccabarozzi-. Nelle nostre aziende il medico del lavoro competente ha dato supporto ai malati di Covid, si è fatto ricorso anche al supporto psicologico, con l’ausilio delle piattaforme digitali».

Tra le imprese che applicano un contratto aziendale con premi variabili, in quelle del farmaco è più diffusa la possibilità di convertire il premio in welfare (58%) rispetto alla media dell’industria (27%). Il 91% delle imprese del farmaco si avvale di un sistema di gestione delle risorse umane, una percentuale più che doppia rispetto alla media del comparto industria (44%), che consente un migliore allineamento tra le aspettative del singolo dipendente e dell’organizzazione, favorendo il benessere del dipendente e la competitività aziendale. Tra i principali processi di gestione utilizzati nelle imprese del farmaco, ci sono la valutazione delle prestazioni (92% delle imprese), la formazione (86%) e i meccanismi di incentivazione (72%).

Anche la diffusione di politiche di welfare aggiuntive a quelle in applicazione di norme di legge o del Ccnl è maggiore rispetto alla media dell’industria. Tra i principali strumenti di welfare aziendale, la somministrazione di vitto, mense aziendali interessa l’89% degli addetti dell’industria farmaceutica, rispetto al 70% totale industria; i contributi per i servizi di educazione, istruzione, ricreazione, borse di studio per familiari il 75% degli addetti (41% industria); i contributi per i servizi con finalità di educazione, istruzione, ricreazione, assistenza sociale e sanitaria il 70% degli addetti (41% nell’industria), l’assistenza ai familiari anziani o non autosufficienti il 57% degli addetti (rispetto al 27% dell’industria), servizi di trasporto collettivo il 43% (contro il 20%), il carrello della spesa il 39% (contro il 26%).

Tra i 67mila occupati della farmaceutica è più alta la quota di personale laureato rispetto alla media dell’industria (54% contro il 21%). In particolare laureati e diplomati nella farmaceutica rappresentano il 90% degli occupati, rispetto al 63% della media dell’industria. Le donne sono il 43% del totale - una percentuale di gran lunga maggiore rispetto a quella della media del manifatturiero (29%)- e la più ampia presenza femminile riguarda tutte le categorie occupazionali, ma è più evidente tra i dirigenti e quadri (rispettivamente 32%e 44% del totale nella farmaceutica, rispetto a 14% e 23% nella manifattura). Considerando i settori dell’indotto, che occupano più di 225mila persone, l’occupazione totale supera le 290mila persone.

«Con la contrattazione aziendale abbiamo da tempo introdotto misure di conciliazione tra vita lavorativa e vita privata aggiuntive rispetto a quelle previste dai contratti nazionali - sottolinea Scaccabarozzi-, lo smart working era già una realtà da tempo, anche i permessi aggiuntivi per le cure dei familiari erano diffusi prima della pandemia. L’emergenza Covid ha trovato il settore preparato alle nuove sfide, abbiamo potuto da subito ricorrere al lavoro agile, attivare una rete di supporto alle famiglie dei dipendenti. Questo sistema diffuso è stato molto utile, considerando che anche in piena pandemia non ci siamo fermati, nei reparti produttivi, sia pure con precauzioni, si è sempre lavorato, per non far mancare farmaci alla popolazione».

Tra le imprese del farmaco c’è un’ampia offerta di strumenti di work-life balance. Già prima della pandemia il 74% delle imprese aveva introdotto forme di lavoro agile, che invece era poco diffuso negli altri settori, e durante l’emergenza Covid il 96% delle imprese prevede di implementarlo rispetto al periodo pre covid, mantenerlo o estenderlo nel numero di giornate o ad altre categorie professionali. Il 65% delle imprese del farmaco adotta misure per tutelare le pari opportunità o a sostegno della genitorialità, come la flessibilità oraria (71% rispetto al 49% della media manifatturiera), il congedo per la nascita di un figlio oltre quanto previsto dalla legge (42% contro una media del 26%), permessi e nidi. Sono molto diffusi anche gli strumenti per la formazione e lo sviluppo professionale, con l’81% delle imprese farmaceutiche che prevede attività di formazione professionale non obbligatoria (rispetto ad una media del 38%).

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