Previdenza

Garanzia occupabilità, parte la macchina dei piani regionali

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

Entro 60 giorni ciascuna regione dovrà adottare un piano regionale per l’attuazione del programma nazionale Gol, Garanzia di occupabilità dei lavoratori, che parte ufficialmente con una dote iniziale di 880 milioni. Nei successivi 30 giorni Anpal dovrà validare i singoli piani regionali, che dovranno risultare coerenti con le indicazioni messe nero su bianco dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando e dal commissario di Anpal, Andrea Tangorra nel decreto interministeriale diramato di concerto con il Mef. Il 75% della prima tranche di risorse è riconosciuto all’atto dell’approvazione del Piano regionale, le risorse residue vengono erogate una volta rendicontato l’utilizzo di almeno il 50% del totale indicato. In caso di criticità, Anpal, anche attraverso Anpal Servizi, attiva interventi di tutoraggio, fermi restando i poteri sostitutivi (in caso di inerzia prolungata).

È questo il timing del piano del governo Draghi di rilancio delle politiche attive del lavoro, delineato dal Pnrr, che ha una dote complessiva di 4,4 miliardi (a cui si aggiungono i 500 milioni del React-Ue) per l’orizzonte temporale 2021-2025, di cui la prima trance pari al 20% (880 milioni, come detto), è da assegnare a Regioni e Province autonome, solo in sede di prima applicazione, in base ad una serie di criteri (beneficiari Naspi, Rdc, disoccupati, occupati, Cigs). Dopo l’intesa al tavolo tecnico di ieri (si veda l’articolo a pagina 7) tra gli assessori regionali, oggi è atteso l’esame del decreto da parte della Conferenza delle Regioni, eppoi il passaggio finale alla Conferenza Stato Regioni farà scattare il countdown.

In base agli impegni presi dal governo con la commissione Ue, Gol va approvato entro la fine dell’anno; per accelerare i tempi dell’operatività del programma nazionale, Tangorra ha annunciato l’intenzione dell’Anpal di affiancare le regioni nel tutoraggio “in itinere”, per aiutarle “ex ante” se incontrano difficoltà già in fase d’elaborazione dei piani, prima dunque dell’intervento di valutazione “ex post”. Sono stabiliti anche una serie di target da raggiungere: almeno 3 milioni di beneficiari di Gol vanno coinvolti entro il 2025. Di questi almeno il 75% devono essere donne, disoccupati di lunga durata, persone con disabilità, giovani under 30, lavoratori over 55. Di questi almeno 800mila devono essere coinvolti in attività di formazione, di cui 300mila per il rafforzamento delle competenze digitali. Almeno l’80% dei centri per l’impiego in ogni regione entro il 2025 deve rispettare gli standard definiti quali livelli essenziali. (almeno 250 Cpi devono aver completato entro il 2022 il 50% delle attività (escluse le infrastrutturali) previste nel Piano regionale di rafforzamento con dei target intermedi).

Gol si rivolge a beneficiari di Cig, Naspi, Disc-Coll, reddito cittadinanza, lavoratori fragili o vulnerabili, giovani Neet, donne in condizioni di svantaggio, persone con disabilità, lavoratori over 55 anni, disoccupati di lunga durata e lavoratori con redditi molto bassi, i cosiddetti woorking poor.

Sono previsti cinque distinti percorsi di politica attiva: il primo è di reinserimento occupazionale per quanti risultano essere più vicini al mercato del lavoro e più facilmente occupabili (il Governo sta ragionando, d’intesa con le Regioni, di modellare questo percorso utilizzando lo strumento dell’assegno di ricollocazione previsto dal Dlgs 150 e che la manovra 2021 ha reintrodotto per disoccupati e cassintegrati, con uno stanziamento di 267 milioni di euro). Nel primo colloquio si raccolgono le eventuali informazioni necessarie per un’analisi delle competenze secondo gli standard nazionali e internazionali, sono previste attività formative leggere, servizi di orientamento e intermediazione finalizzati all’accompagnamento al lavoro. Il secondo percorso “di aggiornamento” (upskilling), prevede interventi formativi di breve durata e dal contenuto professionalizzante per adeguare le competenze. Per chi è più distante dal lavoro c’è il terzo percorso, di “riqualificazione” (reskilling), con una più robusta attività di formazione per avvicinare la persona in cerca di occupazione ai profili richiesti dal mercato: la formazione professionalizzante è caratterizzata da un innalzamento dei livelli di qualificazione rispetto al livello di istruzione, si possono prevedere anche interventi di rafforzamento delle competenze di base e trasversali. Per i bisogni complessi, va attivata la rete dei servizi territoriali, come già avviene per il reddito di cittadinanza, con un percorso di “lavoro e inclusione”, coinvolgendo servizi del territorio, educativi, sociali, sanitari, di conciliazione. Il quinto percorso è “di ricollocazione collettiva”, e riguarda in modo specifico le situazioni di crisi aziendali.

Per le regioni sono disponibili anche 50 milioni che il decreto assegna per il Fondo per il piano nazionale nuove competenze e la riqualificazione professionale attribuiti in base a due criteri: quota regionale dei beneficiari della Naspi(peso assegnato 0,80) e di lavoratori in Cigs (0,20). Nella distribuzione delle risorse spiccano Lombardia (6,5 milioni), Campania (5,4 milioni), Lazio (4,8 milioni), Sicilia (4 milioni) ed Emilia Romagna (3,9 milioni). Verranno realizzati progetti formativi rivolti ai beneficiari di trattamenti di integrazione salariale per i quali è programmata una riduzione dell’orario di lavoro superiore al 30% in un periodo di 12 mesi, nonché ai percettori della Naspi.
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