Contrattazione

Governo, prove di accordo sul salario minimo

di Cristiano Dell’Oste e Valentina Melis

Non si partirà da zero. Per individuare una «retribuzione giusta» – obiettivo indicato al punto 4 del programma del Governo giallorosso – si potrà cominciare dai due disegni di legge ora in commissione Lavoro al Senato. Due testi che hanno diversi punti di contatto, ma anche differenze non trascurabili. A partire dal fatto che il Ddl dei 5 Stelle (As 658) fissa la cifra tonda di 9 euro all'ora «al lordo degli oneri contributivi e previdenziali». Mentre il testo del Pd (As 1132) non dà importi, ma rende vincolanti i contratti collettivi siglati dalle associazioni più rappresentative (anche se inferiori a 9 euro). Affidandosi, per le sole materie scoperte, a un «salario minimo di garanzia», che sarà fissato entro 18 mesi da una commissione di tecnici incardinata presso il Cnel.Che il tema sia centrale – per le due forze politiche – lo dimostra il calibro dei primi firmatari dei Ddl: per i pentastellati, il neoministro del Lavoro, Nunzia Catalfo; per il Pd, Tommaso Nannicini, ex consigliere economico dell'allora premier Matteo Renzi.
Quattro ostacoli da superare
La finalità dichiarata dei due testi è contrastare il fenomeno dei working poor, che lavorano “in regola” ma hanno redditi sotto la soglia di povertà. Secondo Eurostat (2018), in Italia l'11,7% dei dipendenti ha un salario inferiore ai minimi contrattuali, contro una media Ue del 9,6 per cento. Per centrare l'obiettivo, però, bisognerà trovare una sintesi tra i due testi e tenere conto delle criticità emerse durante le audizioni al Senato. Anche per evitare di appesantire il costo del lavoro in una fase economica critica o spingere nel sommerso chi oggi si trova in situazioni borderline.1. Quale salario minimo. Secondo l'Istat, 2,9 milioni di lavoratori hanno una retribuzione media reale sotto i 9 euro all'ora. L'Ocse, però, rileva che un salario minimo di 9 euro lordi sarebbe il più alto tra i Paesi dell'organizzazione. L'ipotesi – già emersa a luglio nel confronto del vecchio Governo con le parti sociali – è “compensare” l'incremento del salario con un taglio del cuneo fiscale. Ma, risorse a parte, bisogna decidere se avere una paga minima unica e stabilita a tavolino dal Parlamento, oppure se affidarsi a tavoli tecnici o ai singoli contratti collettivi, che oggi spesso nei livelli inferiori hanno retribuzioni al di sotto dei 9 euro.2. La rappresentatività delle sigle. I due Ddl e il programma di Governo sanciscono il primato dei contratti collettivi firmati dalle sigle più rappresentative di sindacati e imprese. La finalità è mandare in fuorigioco i “contratti pirata” che fissano retribuzioni da pochi euro l'ora. Va però definito un percorso condiviso per individuare le sigle più rappresentative. Oggi, ad esempio, i contratti nazionali depositati al Cnel sono circa 900, di cui poco più di 200 firmati da Cgil, Cisl e Uil. 3. Applicazione agli autonomi. Il Ddl dei 5 stelle menziona espressamente l'estensione ai collaboratori. Quello del Pd parla di lavoratori subordinati.4. I controlli contro il nero. Come rilevato da vari soggetti in audizione, l'altra “gamba” del salario minimo è un potenziamento dei controlli sul lavoro irregolare. Senza i quali la paga “giusta” resta sulla carta.
Coperture da trovare in manovra
«Puntare su una contrattazione collettiva “sana” è uno dei principali obiettivi di questo provvedimento», conferma la senatrice del Movimento 5 stelle Susy Matrisciano. Che non condivide, però, l'idea di stabilire tramite una commissione salari minimi graduati per settore: «Rischia di ledere il principio costituzionale della retribuzione sufficiente».C'è sintonia, invece, sulla necessità di ridurre il cuneo fiscale: «È uno dei punti fondanti del programma – continua Matrisciano –. Prima della crisi, il M5s aveva già proposto l'esonero dalla contribuzione destinata a finanziare la Naspi e la disoccupazione agricola per gli addetti a tempo indeterminato, per un totale di 4-5 miliardi. È un punto di partenza, insieme a ciò che sarà previsto nella legge di Bilancio».Il senatore Pd, Mauro Laus, co-firmatario del Ddl 1132, aggiunge: «Si dovrà prevedere una copertura anche per i costi aggiuntivi a carico della pubblica amministrazione, che stimiamo di almeno 700 milioni. Anche la Pa ha beneficiato in questi anni, negli appalti, di salari più bassi. Sono comunque ottimista – aggiunge – che troveremo un accordo».

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