Contrattazione

iGuzzini fa il pieno di welfare

di Giovanna Mancini

Al momento della sua firma, nel marzo dell’anno scorso, fu salutato anche dalle parti sociali e dalla Confindustria locale come un modello tra i contratti integrativi del settore arredo-design e per il territorio marchigiano. L’accordo 2016-2018 per i 750 dipendenti in Italia della iGuzzini Illuminazione prevedeva innanzitutto un aumento salariale base di 1.800 euro in tre anni: 500 per il 2016, 600 per il 2017 e 700 per il 2018, a cui si sarebbero potute aggiungere premialità e servizi welfare. Ebbene, grazie ai buoni risultati raggiunti l’anno scorso dall’azienda (+3,7% di fatturato e +36,8% di Ebitda), l’aumento medio nel 2016 è stato di 650 euro, e inoltre nei primi mesi dell’anno è partito il nuovo programma di welfare aziendale.

I benefici del nuovo contratto sono stati resi possibili grazie all’introduzione, qualche anno fa, del sistema produttivo World Class Manufacturing (Wcm), uno standard mondiale di efficientamento organizzativo che ha per obiettivo l’eliminazione di sprechi e perdite. Un modello «zero scarti, zero difetti, zero magazzini e zero infortuni» che gioca un ruolo determinante nel calcolo delle premialità destinate ai lavoratori .

Il sistema premiale stabilito nel contratto, spiega infatti l’ad del gruppo, Andrea Sasso, è legato a tre fattori: l’aumento di fatturato, la riduzione dell’assenteismo (-19,4% nel 2016 e -10% nei primi sei mesi 2017) e il risultato dell’Audit del Wcm. Tutti risultati sopra gli obiettivi nel 2016 e la tendenza prosegue nell’anno in corso.

Per quanto riguarda il sistema di welfare aziendale, il contratto prevede la possibilità di destinare parte dell’aumento (500 di incremento base e 150 di aumento variabile medio) al fondo aziendale dedicato. Ebbene: per il primo anno, ben l’80% dei lavoratori interessati (al momento soltanto operai e impiegati) hanno deciso di aderire alla piattaforma welfare.

«Una quota sorprendente – osserva Angelo Camilletti, direttore Risorse umane dell’azienda–, così come la cifra media destinata: noi come azienda abbiamo versato la parte eccedente (i 150 euro, ndr), mentre i lavoratori potevano decidere quanto impiegare del loro aumento, e la somma media versata è stata di 500 euro». Segno che il percorso formativo tra i lavoratori è servito a far capire il valore del progetto di welfare, aggiunge Camilletti. Sei le aree di servizi previsti: assistenza sanitaria integrativa; previdenza complementare; istruzione (tasse scolastiche e vacanze studio dei figli); servizi di assistenza alla persona (compresa quella agli anziani); servizi con finalità di benessere e intrattenimento (ad esempio, l’acquisto di libri); buoni acquisto (ad esempio, per il carburante).

La piattaforma include anche convenzioni con istituti di credito o di telecomunicazioni, studi ottici e supermercati; ma anche una palestra aziendale a prezzi ridotti e altre strutture ricreative.

Dato che i servizi di welfare non hanno imposizione fiscale, la somma impiegata nella piattaforma è usufruita nella totalità, mentre in caso di riscossione è tassata al 35%. È infatti possibile non aderire al piano e farsi liquidare il premio (entro il primo trimestre dell’anno successivo) o farlo confluire nel fondo previdenziale.

Per l’anno in corso, i numeri potrebbero aumentare: «Lo sapremo soltanto da marzo del prossimo anno – spiega l’ad Sasso – visto che noi a febbraio comunicheremo il premio di ciascuno e poi i dipendenti decideranno come impiegarlo». Ma la sensazione è che la quota di adesione alla piattaforma welfare possa avvicinarsi al 100% di operai e impiegati, a cui si aggiungeranno i quadri dell’azienda, che hanno già deciso di attivare la piattaforma.

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