Previdenza

Inps: da luglio scattano gli aumenti per minime e arretrati

Importo extra dell’1,5 per cento per chi ha fino a 75 anni e del 6,4% per i più anziani

di Matteo Prioschi

Da luglio diventerà effettivo l’extra aumento delle pensioni di importo inferiore o pari al minimo previsto dalla legge di Bilancio 2023. I pensionati Inps riceveranno gli assegni maggiorati nonché, se spettanti, gli arretrati relativi alla prima parte dell’anno, che potranno riguardare tutti i primi sei mesi o quelli successivi alla decorrenza della pensione.

Con la legge 197/2022 è stato introdotto un incremento aggiuntivo al normale adeguamento degli importi all’inflazione: per l’anno in corso l’aumento è di 1,5 punti percentuali per i pensionati con trattamento pari o minore al minimo e di età inferiore a 75 anni; è di 6,4 punti percentuali per chi ha almeno 75 anni; nel 2024 l’incremento sarà di 2,7 punti percentuali a prescindere dall’età.

Questa disposizione una tantum è stata introdotta a fronte dell’alta inflazione registrata l’anno scorso che ha eroso il potere di acquisto dei pensionati, ma non solo. Peraltro, contestualmente, per gli assegni previdenziali di importo superiore a quattro volte il minimo si è introdotto un meccanismo di adeguamento all’inflazione meno generoso di quello utilizzando nel 2022, quindi si è scelto di togliere qualcosa (operazione già fatta in passato) a chi riceve pensioni più consistenti e tutelare gli importi più bassi.

La maggiorazione si applica sugli importi lordi inferiori o pari al trattamento minimo, compresa la tredicesima, tenuto conto di tutte le pensioni assoggettabili a Irpef e alla perequazione cumulata, qualora il titolare sia beneficiario di più di una, mentre sono escluse le prestazioni assistenziali perché non fiscalmente imponibili.

L’importo minimo provvisorio della pensione nel 2023 è pari a 563,74 euro (cresciuto del 7,3% rispetto al 2022), che maggiorato dell’1,5% diventa 572,20 euro, mentre maggiorato del 6,4% diventa 599,82 euro. Se un pensionato ha la pensione integrata al minimo, l’aumento si applica sull’intero importo (e quindi riceverà i nuovi minimi maggiorati), invece se non c’è integrazione si calcola sull’importo in pagamento. In quest’ultimo caso, quindi, la pensione rimarrà inferiore ai nuovi minimi: a fronte di un importo di 300 euro mensili, ad esempio, chi ha fino a 75 anni di età, riceverà un aumento temporaneo di 4,50 euro mensili; gli over 75 avranno un incremento di 19,20 euro.

Chi percepisce più di 563,74 euro ma meno di 572,20 o 599,82 euro, riceverà comunque questi ultimi importi, in base all’età.

Per le pensioni ai superstiti cointestate, gli incrementi verranno ripartiti tra i beneficiari e tenuto conto del trattamento complessivamente spettante a tutti i contitolari. In caso di pensioni in convenzione internazionale, l’incremento sarà applicato sull’importo lordo del pro rata italiano.

Qualora un pensionato compia i 75 anni nel corso del 2023, la maggiorazione del 6,4% sarà riconosciuta dal mese seguente (così come gli eventuali arretrati se è nato nella prima parte dell’anno, quando la maggiorazione non era operativa). Le maggiorazioni sono soggette a Irpef ma non rilevano per le prestazioni collegate al reddito.

Gli importi degli aumenti del 2024 saranno determinati sulla base del nuovo minimo in vigore l’anno prossimo, che non sarà influenzato dagli aumenti extra di quest’anno. Ciò significa che la base di partenza su cui applicare il 2,7% sarà il nuovo minimo determinato aggiornando gli attuali 563,74 euro. Ciò avverrà all’inizio del 2024.

Secondo la relazione tecnica alla legge di Bilancio, questa disposizione riguarda trattamenti pensionistici del valore complessivo di 14 miliardi di euro nel 2022. Inps ha fornito le indicazioni applicative con la circolare 35/2023 e il messaggio 2329/2023.

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