La Cig arriva con la consultazione sindacale
Tornano le procedure di consultazione sindacale per attivare la nuova cassa integrazione ordinaria con la causale specifica “emergenza Covid-19” per un massimo di nove settimane.
La novità è contenuta nel dl «Cura Italia» che, in nome della semplificazione delle procedure, da un lato all’articolo 19 dispensa le imprese dagli obblighi ex articolo 14 del Dlgs 148 del 2015 (che fa riferimento alla procedura ordinaria di informazione e consultazione sindacale), ma dall’altro prevede espressamente in capo ai datori di lavoro la necessità di espletare preventivamente, «l’informazione, la consultazione e l’esame congiunto» con il sindacato, da svolgere anche in modalità telematica entro i tre giorni successivi a quello della comunicazione preventiva. Per le imprese è una «norma contraddittoria, scritta male», che, accanto a problemi procedurali, genererà ampia incertezza tra i datori di lavoro in una fase di emergenza come l’attuale.
«Nel decreto si vede l’enorme sforzo che il Governo mette in campo per attenuare gli effetti economici del virus sui lavoratori. Di questo bisogna essere consapevoli, sperando che le risorse siano sufficienti e la situazione migliori - spiega Pierangelo Albini, direttore dell’area Lavoro, welfare e capitale umano di Confindustria -. Francamente non ho capito per quale motivo si sia voluto, a tutti i costi, introdurre nuove regole per le procedure per la cassa. Bastava richiamare il comma 4 dell’articolo 14 del Dlgs 148/2015 per garantire sia l’informazione circa la prevedibile durata, sia l’esame congiunto in ordine alla ripresa. Questa nuova formulazione genera grande incertezza e complica le cose in un momento già difficile. Quel che è peggio, però, è che si rischia addirittura di vanificare la volontà più volte enunciata dal Governo ed esplicitamente contenuta nel decreto e cioè far retroagire la cassa integrazione alle sospensioni o le riduzioni intervenute dal 23 febbraio. Sarebbe utile una chiara pronuncia dell’Inps, in tempi stretti, anche per evitare che poi le imprese siano costrette a coprire questi periodi con le ferie».
Il tema è delicato. Peraltro, fanno notare le imprese, il Dl crea un regime differenziato rispetto a precedenti provvedimenti normativi che per i comuni lombardo-veneti, dichiarati a inizio marzo, zone rosse, prevedeva l’attivazione della cassa integrazione ordinaria senza alcuna procedura di consultazione sindacale. Le critiche, e la preoccupazione del mondo datoriale, oltre che per il contenuto contraddittorio delle disposizioni, riguardano anche gli aspetti tecnico-procedurali.
«Le nuove disposizioni non soddisfano pienamente le esigenze di snellezza nel ricorso agli ammortizzatori sociali disegnati per una fase emergenziale come questa - aggiunge Stefano Passerini, direttore dell’area sindacale di Assolombarda -. Ciò perché dispongono ancora un obbligo di esame congiunto che, ancorché possibile in via telematica, costituisce un adempimento che rischia di allungare le tempistiche».
Il punto, sintetizza Arturo Maresca, ordinario di diritto del Lavoro all’università La Sapienza di Roma, è che i nuovi sussidi introdotti con il Dl «hanno una causale emergenziale del tutto evidente. Per questo, per attivarli, è preferibile, e a mio avviso sufficiente, una mera informativa al sindacato, che può essere fatta anche successivamente». Per la Cigo si eliminano i termini ordinari di presentazione della domanda (in qualsiasi momento dal 23 febbraio al 31 agosto), prevedendo che i trattamenti concessi con la causale speciale vengano neutralizzati ai fini delle successive richieste e non computati per i tetti di durata previsti dal Dlgs 148.