Rapporti di lavoro

Malattie da amianto, a pagare non è sempre l’azienda

Di regola oneri in capo all’Inail se con più datori manca una conclusione certa

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di Francesco Favi

Per imputare un caso di malattia professionale asbesto-correlata a un datore di lavoro l'Inail deve acquisire le informazioni sul rischio presso tutti i datori in dipendenza dei quali il lavoratore sia stato presumibilmente esposto ad amianto. A quel punto l'Istituto imputerà il caso di malattia alla posizione assicurativa del datore presso il quale è da ritenersi che essa sia insorta. Se l'Inail non può giungere a una conclusione certa, il caso di malattia professionale e i relativi oneri economici saranno in linea di principio sopportati dallo stesso Istituto. E lo stesso avviene per i casi in cui, in ragione dei mutamenti intervenuti nel ciclo lavorativo nel corso degli anni o della cessazione di alcune attività, la classifica delle lavorazioni attribuita al datore al momento della denuncia di malattia risulti differente: in questo caso la patologia non verrà imputata alla sua posizione assicurativa, anche se insorta presso di lui.

L'azienda, dunque, non sempre sarà tenuta a pagare per le malattie da amianto. Occorre però conoscere l'intero quadro delle regole d'imputazione dell'Inail, non del tutto privo di contraddizioni e in questa sede sintetizzato solo in parte, e provvedere a inviare all'ente le informazioni di tipo societario, tecnico e medico che possano agevolare la corretta imputazione della malattia.

Si ricorda che il riconoscimento come professionale di un tumore da amianto comporta per il datore conseguenze significative: il premio Inail può aumentare sino al massimo per tre anni consecutivi; l'Inail, se ve ne siano i presupposti, può esercitare l'azione di regresso anche per centinaia di migliaia di euro; il lavoratore o i suoi eredi possono promuovere un'azione risarcitoria; nei confronti del datore e, in taluni casi, anche dell'impresa, può essere esercitata l'azione penale.

È un quadro che può mettere in difficoltà una piccola o media azienda, reso ulteriormente critico da una circostanza di natura medica: il tempo di latenza tra l'inizio dell'esposizione al rischio e l'insorgenza della malattia, nel caso dei tumori da amianto, è particolarmente lungo. Il mesotelioma addirittura si manifesta in media a 48 anni di distanza dall'inizio dell'esposizione.

Nel corso di mezzo secolo, tuttavia, l'azienda può essere passata di mano più volte. Allo stesso modo, il lavoratore potrebbe aver cambiato datore in più di una occasione.Per tale ragione l'Inail negli anni si è dotato di regole per disciplinare l'imputazione dei casi di malattia professionale al datore effettivamente responsabile e uniformare le valutazioni delle sedi territoriali. Si tratta di una serie di istruzioni e di note tecniche provenienti dalla Direzione centrale rischi o dalla Direzione centrale prestazioni.

Le malattie professionali da amianto, d'altronde, in virtù del lungo tempo di latenza si manifesteranno ancora per alcuni decenni. I dati Inail più recenti indicano che in media ogni anno in Italia vengono riconosciute di origine professionale 1.400 malattie da amianto. Nella maggior parte dei casi si tratta di mesotelioma, una patologia che interessa in particolare il Nord-Est da cui provengono oltre la metà dei casi a livello nazionale.

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