Adempimenti

Nuova Cig e politiche attive. Al lavoro almeno 20 miliardi

di Claudio Tucci

Un vero e proprio disegno organico di rilancio delle politiche attive, con il potenziamento dei servizi per l’occupazione, a cominciare dai centri per l’impiego, a oggi uno degli anelli più deboli del nostro mercato del lavoro (navigator, inclusi), nonostante gli investimenti del precedente governo (circa 1 miliardo aggiuntivo e oltre 11mila nuove assunzioni stabili, da affiancare all’attuale organico di 8mila e rotte unità). “Riscoperta” della formazione duale, secondaria e terziaria (in primis, gli Its), finita letteralmente nel dimenticatoio negli ultimi anni, ma che ha fatto (e sta facendo tutt’oggi) la fortuna di paesi nostri competitor, come la Germania, nell’allineare le competenze acquisite sui banchi e “on the job” alle richieste del mondo produttivo (un primo assaggio, voluto nelle settimane scorse dal ministro Nunzia Catalfo, è la nascita del «Fondo nuove competenze», la cui dotazione, con il decreto agosto, è salita a 730 milioni, da utilizzare anche nel 2021 e pure per le transizioni lavorative). E ancora: la spinta a promuovere l’occupazione giovanile e femminile, quest’ultima, in particolare, messa in difficoltà dall’emergenza sanitaria, e che, in autunno, potrebbe subire una forte “botta” viste la difficoltà, tutte italiane, a conciliare vita privata e lavoro. Sullo sfondo, poi, la riforma complessiva degli ammortizzatori sociali e della rete dei sussidi, da rendere universali e meglio collegati proprio alle politiche attive.

Sono questi i punti “chiave” del progetto, ambizioso, su cui sta lavorando la titolare di Via Veneto, Nunzia Catalfo, assieme ai suoi tecnici, in vista dell’attuazione del Recovery Found, che, come noto, porterà in dote al nostro Paese 209 miliardi di euro, complessivi. Una fetta di queste risorse, «non meno di una ventina di miliardi», sottolineano autorevoli fonti di governo, serviranno proprio per dare una scossa al mercato del lavoro, anche in vista di un autunno (e, soprattutto, di un 2021 - si veda approfondimento a pagina 2) molto critici.

Il decollo delle politiche attive è ormai un’emergenza ineludibile, considerando le crisi aziendali ancora in corso e l’ondata di esplusioni purtroppo attesa nei prossimi mesi, e non più gestibile, almeno interamente, con l’attuale cassa integrazione emergenziale e con il blocco dei licenziamenti, allungati, entrambi, seppur con eccezioni ma pure con l’introduzione di aggravi di costi per le aziende, fino a fine anno. Il ministero del Lavoro punta a rivedere un po’ tutto il sistema di gestione delle vertenze industriali, sollecitato da tempo praticamente da tutte le parti sociali.

A metà luglio Catalfo ha nominato una commissione di esperti con il compito di approfondire il tema; e nei giorni scorsi, assieme al collega, titolare dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha richiesto ufficialmente i fondi europei di Sure, lo strumento messo in campo dalla Commissione europea per mitigare i rischi di disoccupazione dovuti all’emergenza Covid-19: dei 28,5 miliardi indicati nella missiva, all’Italia arriveranno, in autunno, circa 20 miliardi, da spendere proprio per un sistema integrato, e quanto più possibile universalistico, di tutela dell’occupazione.

Un’altra iniezione di soldi arriverà più in là con il Recovery Fund. I nuovi ammortizzatori, nelle intenzioni di Catalfo, dovranno saper rispondere a due necessità, ben distinte. La prima, è garantire una rete di protezione temporanea ai lavoratori di quelle imprese che intendono sospendere una parte della produzione per ristrutturazioni aziendali o riconversioni produttive o tecnologiche. Aziende quindi con prospettive, una volta completato il processo di riorganizzazione. La seconda necessità, è mettere in campo invece strumenti di accompagnamento e sostegno finalizzati alle transizioni occupazionali, evitando il più possibile la disoccupazione e il successivo passaggio per lunghi periodi in Naspi. In questo caso, il link stretto con le politiche attive è considerato strategico (si pensi alla componente centrale della forza lavoro, vale a dire persone tra i 45 e 55 anni, espulsi dal mercato, da riqualificare e accompagnare verso un nuovo impiego).

Non a caso un altro tassello del piano per l’autunno del ministero del Lavoro, accanto a giovani e donne, con un occhio di riguardo al Sud, sarà la formazione, da legare di più e meglio alle esigenze del mondo produttivo. Un tema, quest’ultimo, che sta a cuore, in particolare, alla sottosegretaria, Francesca Puglisi: «Sistema duale, istruzione tecnica e Its vanno rilanciati - ha spiegato l’esponente Pd -. Dobbiamo superare il mismatch, ancora forte in diverse professioni, e orientare le famiglie. Se economia e lavoro ripartono, non possiamo più permetterci aziende che non trovano candidati perché non ci sono o, peggio, non hanno le competenze ricercate».

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