Contrattazione

Raddoppiate le Pmi che investono in welfare

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

Lavanderia aziendale e spesa a portata di App. Poliambulatorio con servizio infermieristico e specialistico a disposizione di dipendenti e loro famiglie. E ancora: orari flessibili per le mamme e i papà, sostegno alla formazione dei figli, palestra e corsi di yoga direttamente “on the job”.

Il welfare aziendale sta rompendo la “barriera dimensionale” e si diffonde velocemente nelle Pmi: oggi praticamente una realtà datoriale su due è attiva in almeno quattro aree di servizi rivolti ai propri dipendenti. Le imprese molto attive, con iniziative cioè in almeno sei aree, sono quasi triplicate in quattro anni, passando dal 7,2% del 2016 al 19,6% del 2019. Certo, le grandi aziende restano avvantaggiate, con una quota di imprenditori “molto attivi” del 71%; ma nelle imprese di piccola e media dimensione la crescita è stata più veloce: nelle aziende tra 10 e 50 dipendenti, per esempio, si è passati dall’11% del 2016 all’attuale 24,8%; nelle realtà tra 51 e 250 addetti, dal 20,8% del 2016 al 45,3% di oggi. Il rapporto 2019 del «Welfare Index Pmi», promosso da Generali, con la partecipazione di Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato e Confprofessioni, giunto al quarto anno (presente ieri a Roma anche il ministro Riccardo Fraccaro) ha analizzato il livello di welfare in 4.651 piccole e medie imprese (le 12 aree “testate” spaziano dalla conciliazione vita-lavoro, alla formazione, dalla previdenza integrativa a salute e assistenza).

Nel 2019 le aziende «Welfare Champion», vale a dire le best practice, sono salite a 68: «Il welfare ha successo se è un progetto d’impresa coerente e strategico che parte dall’ascolto dei dipendenti», ha commentato Marco Sesana, country manager & Ceo Generali Italia. Del resto, ha aggiunto Carlo Robiglio, presidente di Piccola industria e vice presidente di Confindustria, se si punta sul benessere e la soddisfazione dei lavoratori «si costruisce un clima aziendale virtuoso e c’è una ricaduta positiva sulla produttività. Bisogna poi guardare con attenzione alle misure di welfare destinate alla formazione dei dipendenti e delle nuove generazioni. Occorre attrarre e trattenere i talenti. Education e competenze sono due leve fondamentali per la crescita delle imprese e, quindi, dell’intero Paese». Il 19,6% delle aziende “molto attive” (la percentuale equivale a circa 130mila imprese) infatti hanno rilevato «impatti positivi» sul lavoro; hanno sviluppato «una visione strategica» di lungo periodo; e maturato, anche, «una consapevolezza del proprio ruolo sociale». Resta il fatto che il 54% di Pmi sono ancora «in fase di sperimentazione iniziale» di iniziative di welfare. Ma non c’è dubbio, è la conclusione a cui giunge il rapporto targato Generali Italia, che chi costruisce un progetto capace di rispondere ai bisogni di lavoratori, famiglie, territorio, «genera un valore superiore a quello economico dell’iniziativa e le persone sono pronte a riconoscerlo».

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