Per i revisori legali è boom di iscritti «di ritorno»
Il Codice della crisi di impresa regala nuovo fascino alla professione di revisore legale.
Dopo una prima operazione di ripulitura del Registro dei professionisti abilitati all’audit contabile tenuto dal Mef che nei mesi scorsi aveva portato alla cancellazione di circa 17mila posizioni inattive (facendo scendere a 136mila il totale degli iscritti), ora l’elenco si è di nuovo ripopolato, ritornando a superare quota 152mila secondo le stime dell’Inrl (Istituto nazionale dei revisori legali).
A riportare in su l’asticella probabilmente ha contribuito l’arrivo dal prossimo dicembre dell’obbligo di nominare per la prima volta un revisore in decine di migliaia di Srl, imposto proprio dalla riforma delle procedure fallimentari: negli ultimi mesi, infatti, si è registrata un’ondata di ritorno delle iscrizioni.
Non si tratta di new entry: tra i giovani la professione è poco conosciuta. A iscriversi, di nuovo, sono soprattutto professionisti senior, rimasti a lungo inattivi, e poi cancellati d’ufficio per morosità. Lo ha confermato anche il Mef con una nota di risposta al Consiglio nazionale dei commercialisti che chiedeva indicazioni sulla possibilità per i soggetti cancellati per morosità di iscriversi di nuovo senza aspettare i sei anni che la legge impone per chi è sanzionato con la cancellazione.
Ebbene il Mef (nota di risposta n. 159258 del 16 giugno scorso) ha ribadito che non solo l’operazione è possibile in qualsiasi momento semplicemente saldando l’arretrato ma ha anche fatto sapere che già a giugno scorso in moltissimi lo avevano fatto (ed erano rientrati).
Tanto appunto da far di fatto annullare in breve tempo “l’effetto pulizia” dello scorso anno, facendo ritornare gli abilitati a quota 152mila. Quella del registro Mef dei revisori legali (e del suo gemello tenuto dal ministero degli Interni per gli incarichi nei Comuni cui accedono in 118mila) è una popolazione piuttosto eterogenea: più della metà (circa 86mila persone) sono anche abilitati alla professione di commercialista, spesso svolta in via prioritaria.
Ma si trovano anche altre categorie, ad esempio avvocati e consulenti del lavoro. Del resto la laurea in giurisprudenza (o scienze politiche) è tra quelle che abilitano alla professione (dopo il tirocinio di 36 mesi e il superamento dell’esame ad hoc). Alta anche la quota di professionisti non iscritti ad alcun Ordine, quasi uno su tre.
Oltre alle persone fisiche, sono presenti 464 società di revisione. Tra queste sicuramente le cosiddette Big four della consulenza (Deloitte, Ey, Kpmg e Pwc) ma l’analisi svolta dal Mef ha evidenziato che il 94% delle società ha meno di 10 dipendenti.
Per i revisori il Codice della crisi rappresenta una buona opportunità: anche dopo l’innalzamento delle soglie di legge, infatti, l’Inrl calcola che siano circa 120mila le società che devono dotarsi di un organo di controllo o di un revisore a partire dal prossimo 16 dicembre perché superano almeno uno dei tre parametri (tra ricavi, dipendenti e attivo patrimoniale) previsti per legge. Una nuova competenza che si aggiunge alle altre che godono di una riserva di legge. Inoltre, questa è una delle poche professioni già armonizzate a livello europeo, per cui chi è abilitato può operare in automatico in tutta Europa.
Certo restano diversi nodi da sciogliere (si veda anche l’intervista qui sotto): dal tema dei compensi a quello del cumulo degli incarichi. All’appello manca ancora un regolamento per definire le modalità di vigilanza del Mef su quantità e qualità dell’operato degli iscritti.
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