Contrattazione

La difficile ricerca di analisti di dati

di Filomena Greco

La città più “assetata” di profili professionali tecnologici è Milano, seguono a distanza Roma, Bologna, Torino e Brescia. A disegnare la mappa del lavoro digitale è una ricerca promossa da Talent Garden e condotta da Nesta Italia, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, che sarà presentata oggi a Torino nell’ambito dell’Italian Tech Week. In un anno sono state quasi 345mila le richieste di lavoro ad alto tasso di competenze tecnologiche e digitali, un dato frutto della mappatura e dell’analisi degli annunci di lavoro sul web in Italia nel corso dell’intero 2018. Il 20% delle richieste si concentrano a Milano, quota che quasi raddoppia (36,7%) se si considera l’intera Lombardia, seguita da Veneto, 13,8%, Emilia-Romagna, 13,6%, Piemonte e Lazio, a quota 7,4.

Competenze, mestieri e settori

La capacità di analisi dei dati è la competenza più ricorrente tra gli annunci di lavoro digitale, una competenza presente, secondo la mappatura dello studio, in oltre 40 tipologie di occupazioni e in più di 54mila richieste di lavoro, in pratica in un caso su 6. Seguita dalla conoscenza di Microsoft office, dagli skill collegati alla Programmazione e all’uso di modelli di progettazione software, fino al disegno tecnico e alla conoscenza dei software gestionali. Sono i dati, dunque, il nuovo «oro nero» delle imprese, tanto che la capacità di gestione e analisi è diventata imprescindibile per numerosi settori, dal marketing alla pubblica amministrazione, dalla manifattura alla finanza. Si tratta dunque di una competenza trasversale, richiesta da 41 occupazioni molto diverse fra di loro: consulente Ict, ingegnere meccanico, professionista marketing, ingegnere chimico, solo per citarne alcune.

A guardare invece alle professionalità, la figura dello sviluppatore è quella numericamente più richiesta e anche quella a più alto Dsr, inteso come Digital Skill Rate, indicatore della pervasività delle skill digitali all’interno di una professione. Segue il Disegnatore tecnico e l’Operatore di macchine utensili per la lavorazione dei metalli. Segno che a guardare al mondo delle competenze digitali è sì l’Ict e in generale i servizi avanzati, ma anche la manifattura. Ingegneri e operai specializzati, in particolare, rappresentano il 62% delle richieste di lavoro del settore manifatturiero, con un DSR medio pari al 28,2%. La manifattura di fatto è il primo settore per numero di posizioni aperte, con il 26% delle richieste di occupazioni digitali.

Gli skills digitali

La mappatura fa emergere con chiarezza come un peso importante delle competenze digitali (con l’indicatore DSR) si rilevi nei settori e nei profili professionali più diversi. Non soltanto, dunque, nelle professioni tipiche dell’Ict come lo sviluppatore, il system analyst o il consulente Ict, ma anche in professioni come il contabile, il professionista del marketing e l’ingegnere meccanico. Alle professioni non informatiche, dunque, è sempre più richiesto un profilo digitale di rilievo. Più in generale, la media ponderata del DSR delle 344.907 occupazioni analizzate è pari al 29,46%, dunque un terzo delle competenze richieste sono competenze digitali. L’analisi ha inoltre rilevato non soltanto il livello di pervasività delle competenze digitali richieste, ma ha anche identificato quali sono le competenze chiave. In totale 134 skills, di questi, 55 sono rilevanti (o caratterizzanti) per una specifica occupazione. Un dato che conferma come l’eterogeneità delle competenze richieste risulti comunque elevata. «La nostra linea strategica – sottolinea Lorenzo Maternini, vice President Global Sales & Country Manager Italia per Talent Garden –è quella di valorizzare al massimo l’ecosistema digitale delle aree in cui siamo presenti in Italia e in Europa e lo facciamo in tutte le direzioni: connettiamo i talenti delle tecnologie digitali e creiamo sinergie per stimolare l’innovazione coinvolgendo le aziende».

Le ombre e le sfide

Se da un lato la figura dello sviluppatore è il profilo digitale più ricercato in Italia, dall’altro però la carenza di profili rischia di condizionare lo sviluppo e la competitività di una parte delle imprese italiane. Nello studio gli esperti infatti citano un rapporto dedicato agli investimenti nelle imprese “early stage technology” europee presentato da Tech.eu, Stripe e Techstars nel novembre 2018, secondo il quale uno dei motivi per cui le startup tecnologiche italiane hanno accesso a pochi fondi rispetto al totale europeo (soltanto l’1,92%) è proprio la difficoltà ad accedere a sviluppatori qualificati. Un problema, in prospettiva, anche per le imprese più strutturate in vista del consolidamento di Industria 4.0 e dello sviluppo di tecnologie abilitanti.

Tra le sfide per il lavoro ad alto tasso di competenze digitali c’è poi quella dei “lavori del futuro”, collegati a tecnologie emergenti. Fra queste la blockchain,l’ intelligenza artificiale, le tecnologie immersive, Internet of Things (Iot), la manifattura additiva, lo sviluppo dei droni e della robotica, il quantum computing e la biotecnologia. Nella mappatura delle richieste di figure professionali, i numeri sono ancora digitali, ma è fondamentale che il sistema della formazione si attrezzi per stare al passo.

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