Contrattazione

Genova capitale dello smart working

di Raoul de Forcade

Genova punta sullo smart working, che unisce in un’unica rete pubblica amministrazione e aziende private. E il Comune risulta uno dei più virtuosi, in questo campo, a livello nazionale. Al punto che sta lavorando insieme al Dipartimento pari opportunità, in seno alla presidenza del Consiglio dei ministri, per l’organizzazione della Giornata nazionale del lavoro agile, prevista, proprio nel capoluogo ligure, per marzo 2020. Contestualmente è in progettazione un evento internazionale sul tema delle Risorse umane, che mira a diventare un appuntamento annuale. E non basta. Perché, spiega l’assessore al Personale e alle pari opportunità, Arianna Viscogliosi, «siamo oggetto di studio da parte dell’agenzia Enea per l’utilizzo dello smart working come strumento di prevenzione di danni alla salute e alla vita e decongestionamento cittadino nel caso di eventi catastrofali o climatici». Il Comune, infatti («unico in Italia», sottolinea la Viscogliosi) ha messo a punto un sistema per utilizzare lo smart working in caso di allerta rossa per il maltempo o altri eventi, che permette di utilizzare forme di lavoro agile a quei dipendenti (i cosiddetti red workers) che, in caso di allarme, sarebbero costretti ad astenersi dal lavoro. La giornata di forzata astensione dal lavoro, può essere sostituita da smart working rendendo, ad esempio, accessibile ai lavoratori una formazione online precedentemente organizzata.

Attualmente sono 506 gli smartworker del Comune: 458 donne e 48 uomini. Del totale, 484 sono residenti nell’area comunale, periferie comprese, e 22 fuori dal Comune. Ma il fattore veramente innovativo è che, nel 2018, è stato sottoscritto un protocollo d’intesa che ha prodotto una rete cittadina, coordinata dal Comune di Genova, con soggetti pubblici e privati impegnati nello sviluppo del lavoro agile.

Rete che, spiega l’assessore, «comprende Regione Liguria, Alisa (l’azienda sanitaria regionale, ndr), Camera di commercio, Asl 3, Città Metropolitana, Unige (università di Genova, ndr), Iit, Abb, Rina, Esaote, Costa Crociere, Siemens Industry Software, Tim, Leonardo, Ospedali Galliera e Iren». La rete, prosegue la Viscogliosi, «ha attivato dei tavoli specifici che lavorano concretamente su co-working (mappatura di spazi di lavoro condivisi in città e nell’area metropolitana, che possono essere usati, dai lavoratori di enti e aziende iscritti alla rete, ad esempio in caso di allerta rossa meteo); mappatura dell’insediamento di lavoro agile in città e localizzazione delle persone in smart working; kit di formazione e learning per smartworker. Il punto di forza del nostro progetto è proprio questa rete pubblico-privata che non ha nessun altro Comune». E quando il Dipartimento pari opportunità della presidenza del Consiglio ha pubblicato un avviso per raccogliere le manifestazioni d’interesse da parte di pubbliche amministrazioni interessate ad avviare percorsi di lavoro agile, il Comune di Genova si è candidato mettendo gioco la rete delle Pa locali (Città metropolitana, Asl 3, Cciaa, Unige, Alisa) e il progetto è risultato tra i 10, a livello nazionale, beneficiari di supporto allo sviluppo di smart working.

«Il telelavoro e lo smart working – spiega la Viscogliosi – hanno visto uno sviluppo crescente, negli ultimi anni, nel Comune di Genova, dove lavorano 4.958 dipendenti. La prima sperimentazione di progetti di telelavoro viene avviata tra il 2007 e il 2008 (da un’altra amministrazione, ndr) con un massimo di 9 richieste da parte dei dipendenti. Oggi i lavoratori in telelavoro nell’ente sono 87. Dal 2018 ci siamo impegnati nel potenziamento di strumenti di benessere organizzativo e abbiamo approcciato lo smart working: senza orario di lavoro, con postazione nel luogo indicato dal lavoratore e con obiettivi da raggiungere. Il personale è stato accompagnato al cambiamento con interventi specifici di formazione anche sul management».

Una delle aziende private in prima linea nella rete di lavoro agile genovese (ma anche a livello nazionale) è Abb. «Abbiamo iniziato a ragionare sullo smart working – dice Antonella Burgio, responsabile delle risorse umane – nel 2013; l’anno dopo abbiamo avviato la sperimentazione partendo dal nostro headquarter di Sesto San Giovanni e, pochi mesi dopo, nelle altre sedi in Italia. Nel 2015 abbiamo iniziato a collaborare anche col Comune di Genova, mentre in azienda terminavamo la sperimentazione ed il lavoro agile andava a regime. Nel 2018 abbiamo ripreso il discorso con l’attuale amministrazione genovese e abbiamo contribuito a formare la rete». Oggi, su 6mila dipendenti Abb a livello nazionale, circa 2mila aderiscono al progetto smart working, 120 dei quali a Genova (su 400 lavoratori presenti sul territorio).

Anche Costa Crociere ha avviato da tempo il lavoro agile in azienda. È partita, spiega Sara Bottaro, responsabile delle risorse umane per il personale di terra, con un progetto pilota su alcune aree aziendali nell’autunno 2016, per poi allargare lo smart working a tutta l’azienda, a giugno 2017. «Abbiamo iniziato in Italia e poi lo abbiamo esteso alle sedi estere, in Francia, Spagna, Brasile, Argentina e Usa. Ora contiamo più di 600 dipendenti italiani, su circa 800 persone, che lavorano da remoto per un giorno a settimana, supportati anche dagli investimenti attivati in tecnologie». Costa ha anche sperimentato il lavoro agile con un’allerta rossa. «Il 29 e 30 ottobre 2018 - racconta la Bottaro – ci sono stati due giorni di allerta meteo a Genova. E, in totale, 400 persone (256 il primo giorno e 144 il secondo) hanno lavorato da casa, contribuendo a decongestionare la città».

L’azienda di servizi Rina sta invece sperimentando il lavoro agile dal 2018. «Il bilancio tra la qualità della vita di chi lavora con noi e la sua produttività - dice Claudia Filippone, capo delle risorse umane del gruppo – sono due elementi cardine della nostra valutazione e sui quali si è concentrata la nostra strategia. Abbiamo cominciato la sperimentazione dello smart working, in maniera hard, ad aprile 2018, coinvolgendo oltre 3.200 persone nel mondo (su 3.800, ndr) con 8 giornate al mese. I primi 9 mesi, in termini di sostenibilità, abbiamo risparmiato più di 13mila ore di commuting (cioè di tempi di spostamenti, ndr) e 70 tonnellate di Co2». La policy è al momento attiva fino al 30 settembre 2019 ma, prosegue la Filippone, «stiamo studiando una forma di smart working ancora più flessibile e sfidante. Guardiamo molto al modello Microsoft».

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