Adempimenti

«Semplificazione e rilancio delle politiche attive»

di Claudio Tucci

«L’economia ferma e un Paese in affanno richiedono risposte urgenti, e non ulteriori tentennamenti: bisogna avviare politiche che snelliscano norme e procedure, magari affidando ai professionisti ordinistici ruoli e funzioni in relazione al loro carattere di terzietà; le politiche attive vanno rilanciate, ed è ormai imprescindibile una congrua riduzione del cuneo».

Marina Calderone è presidente del consiglio nazionale dei consulenti del lavoro; e anche per lei l’attuale situazione di incertezza politica, aperta con le dimissioni di Giuseppe Conte, «non aiuta – spiega –. L’Italia ha bisogno di interventi per rimettere in moto crescita e sviluppo».

Presidente, al primo posto c’è un paese più semplice…

Partiamo del presupposto che intoppi e criticità burocratiche sono un costo che ha raggiunto dimensioni non più sostenibili dalle imprese. Questa affermazione non deve apparire eccessiva. Ripropongo a titolo di esempio un tema ormai antico. Mi riferisco al Durc, un documento che si è trasformato da “sponsor” delle aziende sane e regolari in una mannaia che condiziona la sopravvivenza delle stesse. Non sfuggirà che il Durc viene richiesto per partecipare a gare di appalto con la Pa, ovvero anche solo per poter incassare quanto legittimamente guadagnato. Il principio è sano (se non si è in regola con il pagamento dei contributi non si ottiene il Durc positivo) ma l’applicazione complicatissima (tempi lunghi per il rilascio, archivi sporchi, dinieghi non motivati) comporta immaginabili ricadute negative sulla gestione aziendale.

C’è poi il taglio al cuneo. L’intervento piace a tutti i partiti, ora però va realizzato...

Sono d’accordo perché la pressione fiscale italiana è tra le più alte al mondo. Ma non solo. Il sistema tributario attuale è talmente articolato e complesso da generare incertezze sia nell’applicazione della norma che nel calcolo delle imposte dovute, con la conseguenza di generare un elevato contenzioso. Sono peraltro presenti un eccessivo numero di tributi che colpiscono più volte i trasferimenti e disincentivano in molti casi investimenti e consumi. È un argomento che non può non fare parte dell’agenda di qualsiasi governo che guiderà il paese.

Tra pochi giorni, a settembre, i navigator dovrebbero essere operativi: saranno sufficienti a rilanciare le politiche attive?

Alla base della riuscita di iniziative normative come questa c’è sempre il rilancio dell’economia. Se il nostro mercato darà segnali favorevoli e positivi, gli imprenditori riprenderanno ad assumere e quindi le opportunità di lavoro si moltiplicheranno. In tal caso il ruolo dei navigator sarà agevolato e le politiche attive potranno essere rilanciate. Con un’economia stagnante invece non è possibile fare miracoli.

Si rischia un nuovo autunno caldo sul lavoro?

É necessario creare le condizioni per rendere operative tutte le misure di riaccompagnamento al lavoro, attraverso percorsi di riqualificazione e di riconversione professionale. Da tempo chiediamo un piano di investimenti in politiche attive del lavoro rivolte ai percettori di Naspi da inserire presso le tante aziende che cercano personale con specifiche qualifiche. Abbiamo proposto un piano di riforma dell’assegno di ricollocazione non solo di contrasto alla disoccupazione ma anche di contenimento della spesa pubblica. Mi consenta una riflessione su quota 100. È innegabile il miglioramento in atto degli indicatori occupazionali; rileviamo, tuttavia, una propensione degli imprenditori a riorganizzare i processi interni per ridurre i costi, destinando i giovani a mansioni diverse rispetto a quelle dei pensionandi. Il ritardo e la farraginosità delle procedure di concessione dei bonus per i nuovi assunti non ne agevolano di certo l’inserimento lavorativo. Per dare ulteriore impulso al ricambio generazionale prodotto da quota 100, a nostro avviso, è indispensabile intervenire sul costo del lavoro, ridefinire il perimetro della flessibilità contrattuale e valorizzare la contrattazione di prossimità.

Un’ultima domanda: l’equo compenso?

Il riferimento normativo esistente è la Finanziaria 2018, che comunque è un buon punto di partenza. Ritengo, tuttavia, che i tempi siano più che maturi affinché l’equo compenso venga riconosciuto in modo capillare in tutti rapporti economici professionista/cliente.

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