Adempimenti

Antiriciclaggio da potenziare per un professionista su due

Tra i commercialisti e i consulenti del lavoro prevale ancora una gestione cartacea degli adempimenti affidata al personale interno. Solo la metà esegue un monitoraggio costante della clientela

di Valeria Uva

Solo uno su due tra commercialisti e consulenti del lavoro ritiene di essere conforme alle richieste dell’antiriciclaggio, mentre uno su tre non è pienamente soddisfatto del proprio modello di gestione delle verifiche antiriciclaggio. Che gli obblighi di verifica e segnalazione ai fini antiriciclaggio siano vissuti come un peso, un onere difficile da portare a termine da una buona fetta di professionisti tenuti a rispettarli lo dimostrano per primi i numeri, ancora molto bassi delle segnalazioni di operazioni sospette alla Uif di Banca d’Italia: decisamente bassi quelli dei professionisti 5.667 nel 2022 (di cui oltre 5mila dai soli notai) su un totale di 155.426 (si veda il Sole 24 ore dell’8 maggio).

A confermarlo arriva ora anche il sondaggio condotto da Alavie ( società specializzata nella consulenza sulla compliance, compresa quella per l’antiriciclaggio) su commercialisti e consulenti del lavoro, che nello scorso anno si sono rivolti alla società per l’assistenza e la formazione su questi adempimenti.

Ebbene al primo step, quello della identificazione del cliente, arrivano quasi tutti: il 100% dei commercialisti intervistati e l’85% dei consulenti del lavoro. Ma già alla fase successiva, quella della valutazione del rischio, non pochi ammettono di non riuscire a passare: il 15% tra i commercialisti e quasi la metà (il 43%) dei consulenti del lavoro).

Ancora più deludente il monitoraggio continuo della clientela, anche dopo la prima identificazione: di fatto la svolge con costanza meno della metà dei commercialisti e solo poco più di uno su cinque tra i consulenti.

Ma cosa frena gli studi professionali nella gestione di questi adempimenti? Oltre alla complessità delle procedure, pesa anche l’organizzazione: più della metà del campione afferma di delegare la gestione a personale interno che svolge le procedure in modalità cartacea, mentre soltanto il 28% si affida al digitale. Vito Ziccardi, ad di Alavie, vede in questo margini di recupero di efficacia organizzativa: «Occorre una maggiore digitalizzazione delle attività degli studi, per un efficientamento nell’uso delle risorse e, soprattutto, per avere la certezza di mantenere la conformità normativa nel tempo».

Ma a frenare la digitalizzazione sono anche i costi da sopportare. Quasi due su tre (il 66% dei commercialisti e il 72% dei consulenti del lavoro) - secondo il sondaggio Alavie - può destinare a questa voce meno di mille euro all’anno, cifra che si prevede di lasciare invariata anche per gli anni a venire.

Ma a complicare il quadro c’è anche un complesso sistema di regole per la compliance, affidate in buona parte ai Consigli nazionali e quindi diverse, categoria per categoria. Per primi sono partiti i notai, con regole tecniche datate 2018. I notai beneficiano anche di modalità semplificate di segnalazione perché la loro attività in questo campo basata su singole operazioni e non prevede monitoraggi costanti come invece può accadere, ad esempio, per i commercialisti (regole datate 2020) e per i consulenti del lavoro (con istruzioni fornite un anno fa). Il risultato, come ha segnalato l’Unità di informazione finanziaria, è un insieme di segnalazioni«di bassa qualità» basate su adempimenti formalmente corretti ma di fatto poco utili a perseguire il traffico di denaro sporco.

L’Uif, quindi, ha varato un piano basato su un maggior dialogo ma anche su feedback e controlli sui soggetti che segnalano.

I NUMERI

41%
Controlli periodici
Tra i commercialisti questa è la percentuale di chi svolge monitoraggi periodici antiriciclaggio sulla propria clientela (il 28% tra i consulenti del lavoro)

1.000
Euro di spesa
Per due su tre tra i professionisti intervistati il budget annuale per l’antiriciclaggio è inferiore a mille euro

5.667
Sos dai professionisti
Nel 2022 l’Uif di Banca d’Italia ha ricevuto poco più di 5mila segnalazioni di operazioni sospette su oltre 155mila dalle categorie professionali

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