Un'analisi delle modalità con le quali ridurre, per evitare il rischio di illegittimità, la durata dei rapporti di apprendistato in caso di inserimento di apprendisti che hanno già esperienze di lavoro, presso lo stesso o altro datore di lavoro, con una matrice di calcolo di rischio e suggerimenti operativi
Le situazioni riscontrabili
L'evoluzione del lavoro[1], condizionata negli ultimi anni da alcuni fattori induttivi di un forte dinamismo, quali l'innovazione tecnologica, i carichi e scarichi intensivi, i riassetti organizzativi, è da tempo contraddistinta anche da sempre più frequenti variazioni delle mansioni assegnate e/o della titolarità dei rapporti di lavoro[2]. Ne conseguono:
- una progressiva diffusione della formazione c.d. "permanente" (per favorire la c.d. occupabilità della forza-lavoro) nelle modalità formali/non-formali/informali che caratterizzano i contesti di apprendimento riconosciuti sia dalle linee di indirizzo ministeriali, declinate nel "Piano strategico nazionale per lo sviluppo delle competenze" di cui all'Accordo realizzato nella Conferenza Unificata del 8 luglio 2021, sia da alcuni rilevanti provvedimenti legislativi[3];
- una necessità complementare di formazione c.d. "continua" (per migliorare il livello di qualificazione e le competenze professionali dei lavoratori già occupati), supportata anche dai fondi paritetici interprofessionali istituiti ai sensi dell'art.118 della Legge n.388 del 23 dicembre 2000.
Oltre che da questi interventi formativi diretti, l'implementazione e/o la modifica delle competenze individuali, a riscontro delle mutevoli esigenze...