Rapporti di lavoro

Cuneo contributivo, tagli tra 20 e 33 euro mensili

L’impatto della riduzione dell’1% prevista in manovra per le retribuzioni fino a 20mila euro

di Enzo De Fusco e Giorgio Pogliotti

Vale tra un minimo di 20 e un massimo di 33 euro mensili il taglio del cuneo contributivo della legge di Bilancio 2023 del governo Meloni. Accanto alla conferma dell’attuale sforbiciata del 2% per i lavoratori che hanno fino a 35mila euro di retribuzione lorda introdotta dal governo Draghi, è stato aggiunto un taglio dell’1% per le sole retribuzioni fino a 20mila euro: l’incremento rispetto al 2022 oscilla da poco più di 6 euro (per le retribuzioni lorde di 10mila euro) a 11 euro (per le retribuzioni lorde di 20mila euro).

Le simulazioni

Vediamo nel dettaglio le simulazioni per le buste paga. Dunque restando alla fascia di retribuzioni entro i 20mila euro, l’impatto complessivo nel 2023 per i redditi fino a 10mila euro sarà di quasi 13 euro mensili (per via della conferma del taglio del 2%) che si sommano, appunto, ai poco più di 6 euro (per l’ulteriore sforbiciata dell’1%) per un totale di quasi 20 euro mensili: su base annua il vantaggio prodotto dalle due riduzioni è di 231 euro. Guardando invece alla retribuzione lorda di 20mila euro, il lavoratore in questo caso avrà la conferma del taglio del 2% che vale poco meno di 22 euro, in aggiunta ai quasi 11 euro dell’ulteriore sforbiciata dell’1% per un a riduzione complessiva che sfiora i 33 euro mensili, pari su base annua a circa 395 euro. Per i lavoratori con retribuzioni di 15mila euro, invece, la conferma nel 2023 dell’attuale taglio del 2% vale poco più di 19 euro, che si sommano a quasi 10 euro del taglio dell’1% per un vantaggio mensile che si avvicina a 29 euro e su base annua è pari a quasi 346 euro.

L’IMPATTO DEL TAGLIO DEL CUNEO CONTRIBUTIVO

Nulla cambia nel 2023, invece, rispetto alla situazione attuale per le retribuzioni lorde sopra 20mila euro e fino a 35 mila euro: in questo caso il beneficio rispetto al 2021 per le retribuzioni di 25mila euro su base mensile è di oltre 27 euro, e su base annuale supera di poco i 329 euro. La sforbiciata del 2% ha prodotto per le retribuzioni lorde di 35mila euro una riduzione del prelievo di quasi 33 euro mensili, e su base annua di oltre 394 euro.

A questo proposito vale la pena ricordare che le aliquote delle contribuzioni ai fini pensionistici sono generalmente pari al 33%, con un’aliquota del 23,81% a carico del datore di lavoro e del 9,19% a carico del lavoratore. In sostanza i lavoratori dipendenti con retribuzioni fino a 20mila euro lorde nel 2023 pagheranno un punto percentuale in meno rispetto allo scorso anno, e tre punti in meno rispetto al 2021 di contributi previdenziali, con un vantaggio per la busta paga, senza che vi siano effetti negativi sulla pensione perché la copertura contributiva sarà assicurata dallo Stato, con le risorse assegnate dalla Manovra.

Il piano del Governo e le richieste delle imprese

Il taglio del cuneo contributivo in legge di Bilancio vale nel complesso 4,2 miliardi, come ha detto il presidente del consiglio Giorgia Meloni in conferenza stampa, «è la voce di spesa più importante nella manovra dopo gli aiuti a famiglie e imprese contro il caro bollette che valgono 9 miliardi», ed è stato concesso tutto ai lavoratori, con l’obiettivo di aiutare le retribuzioni più basse. la premier ha aggiunto che «se non fosse stata per l’emergenza bollette vi sarebbe stato un intervento più corposo sul taglio del cuneo». Del resto, nell’ intervento programmatico alle Camere Meloni aveva spiegato che l’obiettivo del governo è di arrivare gradualmente fino a cinque punti di riduzione, sia a vantaggio dei lavoratori che delle imprese.

Da mesi Confindustria sta chiedendo una riduzione strutturale con un intervento di 16 miliardi, due terzi a vantaggio dei lavoratori, un terzo imprese - in modo inversamente proporzionale alla distribuzione dell’aliquota contributiva-, che porterebbe una mensilità in più in busta paga per redditi fino a 35mila euro per portare il cuneo al 42% sui livelli medi dell’eurozona (42%). In Italia il cuneo fiscale e contributivo ha toccato livelli insostenibili, nel 2021 è stato pari al 46,5% del costo del lavoro, tra i piu elevati tra i paesi avanzati (34,6% è la media Ocse), sfiora il 50% se aggiungiamo oneri e contributi sociali. Si raggiunge il 60% se facciamo riferimento alla massa salariale.

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