Ammortizzatori

Dalla manovra 250 milioni per cinque interventi sul lavoro

Sono 179 i milioni per rifinanziare nel 2023 gli ammortizzatori sociali

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

Il governo mette sul piatto 250 milioni di euro, la gran parte dei quali (179 milioni) per rifinanziare nel 2023 gli ammortizzatori sociali.

All’articolo 61 della manovra, appena sbarcata in Parlamento, sono previsti cinque interventi. Con il primo, si mettono ulteriori 70 milioni di euro per completare i piani di recupero occupazionale previsti dal Dlgs 148 del 2015 (articolo 44) a beneficio delle imprese operanti in un’area di crisi industriale complessa. Un decreto del ministero del Lavoro dovrà ripartire queste risorse alle Regioni: i fondi potranno essere utilizzati per concedere fino a un massimo di 12 mesi di cassa integrazione straordinaria o di mobilità in deroga.

Si stanziano poi 50 milioni per prorogare, il prossimo anno, l’intervento di integrazione salariale previsto dal decreto legge 109 del 2018 (articolo 44) per crisi aziendale, finalizzato alla gestione degli esuberi di personale. Si tratta di concedere, in deroga ai limiti previsti dalle norme attuali, fino a un massimo di nuovi 12 mesi complessivi di Cigs, previo accordo governativo presso il ministero del Lavoro, qualora l’impresa abbia cessato o cessi l’attività produttiva e sussistano concrete prospettive di cessione dell’attività con conseguente riassorbimento occupazionale, oppure laddove sia possibile realizzare interventi di reindustrializzazione del sito produttivo, o in alternativa attraverso specifici percorsi di politica attiva.

Con il terzo intervento previsto in Manovra si rifinanzia il sostegno al reddito in favore dei lavoratori dipendenti dalle imprese del Gruppo Ilva (articolo 1 bis del decreto legge 243 del 2016), previsto anche ai fini della formazione professionale per la gestione delle bonifiche. Dalla relazione tecnica allegata alla legge di Bilancio si evince che l’integrazione salariale ha un costo di circa 9.500 euro annui per ogni lavoratore. Le istanze di Cigs presentate per le tre aziende del Gruppo Ilva destinatarie dell'intervento, riportano un numero complessivo di lavoratori interessati dal trattamento pari complessivamente a 2.109, di cui 1.786 dipendenti di Ilva, 311 per Sanac e 12 per Taranto Energia. La misura è quindi finanziata, per il 2013, con 19 milioni di euro.

Con altri 30 milioni di euro per l’anno 2023 si rifinanzia l’indennità onnicomprensiva, pari a trenta euro, per ciascun lavoratore dipendente da impresa adibita alla pesca marittima, compresi i soci lavoratori delle cooperative della piccola pesca, in caso di sospensione dal lavoro derivante sia da misure di arresto temporaneo obbligatorio che di arresto temporaneo non obbligatorio. Il procedimento prevede la presentazione delle istanze al ministero del Lavoro entro i mesi di febbraio/marzo dell’anno successivo a quello di riferimento; l’autorizzazione arriva entro giugno, e la liquidazione delle istanze entro settembre/ottobre.

Con il quinto, e ultimo intervento, si stanziano 10 milioni per finanziare le misure di sostegno al reddito per i lavoratori dipendenti dalle imprese del settore dei call center.

Del resto sta crescendo il ricorso alla cassa integrazione, in linea con settembre quando l'Inps segnalava la crescita del ricorso agli ammortizzatori (+9% su agosto) suonando l’allarme per l’impennata della Cigs (+65% su agosto) - lo strumento usato per gestire le crisi aziendali-, a ottobre è proseguita la tendenza al rialzo con 44 milioni di ore complessivamente autorizzate, pari al + 23,7% rispetto al mese precedente (ma il 55,7% in meno rispetto a ottobre 2021). Ottobre è stato trainato dalla forte crescita della Cigo (33,8 milioni di ore, pari ad un aumento congiunturale del 56,7%).

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