La giusta direzione per la flessibilità del pensionamento in uscita
Finalmente operativo un importante provvedimento contenuto nell'ultima Legge di Stabilità che consentirà a diversi lavoratori di accedere gradualmente al pensionamento. Il Decreto emanato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali il 7 aprile 2016 è stato infatti pubblicato definitivamente in Gazzetta Ufficiale, stabilendo tutte le relative disposizioni applicative. In sintesi il nuovo strumento delineato dal Governo è dedicato a tutti i dipendenti del settore privato che hanno in corso un rapporto di lavoro a tempo pieno e indeterminato e che, in possesso della contribuzione minima richiesta (20 anni), raggiungeranno entro il 31 dicembre 2018 il requisito anagrafico necessario per la maturazione delle prestazione di vecchiaia presso l'Assicurazione Generale Obbligatoria (66 anni e 7 mesi). Tali lavoratori infatti, d'accordo con la società, hanno la possibilità di convertire il rapporto di lavoro da tempo indeterminato a tempo parziale in una misura compresa tra il 40% e il 60%. A loro favore, oltre alla normale remunerazione corrispondete al periodo di lavoro part time prestato, sarà anche corrisposta una somma pari alla contribuzione stabilita a carico del datore di lavoro per il finanziamento dei sistemi pensionistici pubblici commisurata alla quota di retribuzione relativa all'attività non effettuata. Tale somma verrà corrisposta al netto di imposizione fiscale e contributiva. Sotto un profilo pensionistico la prestazione finale dall'Inps sarà determinata come se il lavoratore abbia sempre continuato a prestare l'attività in forma normale a tempo pieno. I contributi mancanti non versati saranno infatti riconosciuti in via figurativa. Ai fini dell'accesso al beneficio, il lavoratore e l'azienda richiedono inizialmente all'Inps la certificazione del possesso dei requisiti. Quindi stipulano il contratto di conversione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale e lo trasmettono alla Direzione Territoriale del Lavoro per la relativa approvazione. Una volta ottenuta, il datore di lavoro invia un'ulteriore istanza all'Inps per il definitivo accoglimento o rigetto della richiesta. L'Inps infatti potrebbe negare l'erogazione del beneficio nel caso in cui le domande ricevute abbiano determinato complessivamente un impegno economico superiore ai limiti stabiliti per Legge (60 milioni di euro nel 2016, 120 nel 2017, 60 nel 2018). Il Governo, con questo provvedimento, al fine di ovviare alle numerose difficoltà generate dal forte incremento dei requisiti introdotto dalla Riforma Fornero, intraprende un percorso responsabile e condivisibile. Responsabile, perché il finanziamento delle prestazioni viene suddiviso tra tutti gli operatori coinvolti: il lavoratore (che riduce l'attività lavorativa svolta, ma, considerando la quota di contribuzione esentasse erogata, a fronte ad esempio di un part time del 50%, riceverà mediamente un taglio della retribuzione netta pari esclusivamente ad un 25% circa), l'azienda (che può contare su una riduzione del costo del lavoro per la trasformazione part time del contratto di lavoro, ma continuerà a sostenere l'intero onere contributivo), lo Stato (che si fa carico di tutta una serie di benefici fiscali e contributivi). Condivisibile, perché a meno che non si voglia tornare alle vecchie soluzioni del passato che tanti problemi hanno generato alle nostre finanze pubbliche, solo approcci del genere appaiono percorribili.
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di Studio Associato Paola Sanna e Luca Vichi