Politiche attive

Per il programma Gol, la sfida è la formazione di qualità

Di 1 milione di disoccupati presi in carico, solo 93mila sono risultati occupabili

di Giorgio Pogliotti

Sono oltre 1 milione i disoccupati presi in carico dai centri per l’impiego nel programma Garanzia occupabilità dei lavoratori. Di questi in 430mila lo sono da almeno 150 giorni. Al 31 marzo risultavano occupati in 93mila, numero che corrisponde all’8,9% dell’intera platea e al 21,6% dei presi in carico da almeno 150 giorni. Tra loro in 6mila risultano percettori del reddito di cittadinanza. Nel complesso quasi in 145mila hanno avuto almeno un rapporto di lavoro nell’arco dei 150 giorni di presa in carico.

Sono numeri dell’ultimo monitoraggio dell’Anpal, l’agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro, sullo stato d’attuazione di Gol, il programma finanziato complessivamente con 4,9 miliardi dal Pnrr (compresi i fondi di React Eu): a fine anno è stato facilmente centrato l’obiettivo concordato con Bruxelles della presa in carico di 300mila senza lavoro, raddoppiato a 600 mila con un decreto del precedente governo che ha erogato alle regioni la prima tranche di 880 milioni. Nulla però si sa delle azioni promosse a livello regionale sul piano dell’offerta formativa, attraverso i centri per l’impiego per favorire l’occupabilità del milione di senza lavoro.

«I dati purtroppo non ci dicono se esiste un rapporto di causa effetto tra la presa in carico e l’occupazione - spiega Maurizio Del Conte, professore di diritto del lavoro all’Università Bocconi di Milano -. L’obiettivo fissato con Bruxelles per il 2022 era facile da raggiungere. Ma il solo adempimento amministrativo, che consiste nella presa in carico con la registrazione dei beneficiari di Gol, non è sufficiente per trovare lavoro. Non c’è alcun dato sulla performance dei Cpi, e considerando che a marzo si è registrato il record di occupati è probabile che anche chi è coinvolto in Gol abbia beneficiato del buon momento del mercato del lavoro».

Entro fine mese è atteso il decreto del ministro del Lavoro, Marina Calderone, con i criteri per l’assegnazione della seconda tranche di risorse, e l’attenzione è rivolta alla messa a terra di Gol. Dei 160mila che in base al Dm di novembre 2021 dovevano essere coinvolti in progetti di formazione non vi è traccia. Anche perché, a parte qualche eccezione virtuosa come Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna nella gran parte delle regioni i corsi di formazione non sono ancora partiti, ed è probabile che soprattutto al Sud prenderanno il via solo dopo l’estate.

«Adesso viene il difficile - aggiunge Del Conte - perché bisognerà avviare i corsi di formazione professionale, con attenzione alla qualità per produrre risultati in termini occupazionali. Il rischio è che per spendere la montagna di risorse a disposizione si punti sulla quantità, invece i corsi di formazione devono essere coerenti con la domanda di lavoro che arriva dal territorio. Purtroppo il monitoraggio dei risultati è difficile perché in Italia abbiamo un gran numero di micro società di formazione accreditate con criteri diversi a seconda della regione, mancano grandi poli formativi con standard qualitativi uniformi».

Sui 5 percorsi previsti per Gol - in base al grado di occupabilità della persona - oltre la metà del milione di persone prese in carico è stata inserita nel “percorso 1”, che identifica chi è più vicino al mercato del lavoro. Il resto si distribuisce tra il “percorso 2” di aggiornamento delle competenze e il “percorso 3” di riqualificazione (rispettivamente 26,3% e 19,3%), mentre il 3,6% necessita di percorsi complessi di lavoro ed inclusione. Dall’avvio del Gol il 55,5% dei presi in carico sono disoccupati (Naspi o Discoll), il 23,5% beneficiari del RdC e il 21% rientra in altre categorie di disoccupati. I percettori del solo reddito di cittadinanza risultano maggiormente lontani dal mercato del lavoro (solo il 12,3% è nel “percorso 1”) e quindi indirizzati ai percorsi di reskilling (55,3%), di lavoro e inclusione (9,1%), con quote più elevate degli altri target del Programma. Tra i 93mila che al 31 marzo risultavano lavorare, il numero di uomini è più elevato di 2,6 punti percentuali rispetto a quello delle donne (23 contro 20,4%). A questi si aggiungono oltre 22mila lavoratori (5,2%) occupati con un rapporto di lavoro avviato prima dell’ingresso in Gol, probabilmente working poor.

«Per capire come andrà per gli occupabili ex percettori del Rdc basta vedere come sta andando il programma Gol - chiosa Francesco Seghezzi, presidente della Fondazione Adapt - i beneficiari del Rdc che hanno trovato lavoro negli ultimi 4 mesi con Gol sono stati il 6,5%, mancano i dati su chi è stato inserito in percorsi formativi, lo scenario ricorda in modo preoccupante quello di Garanzia giovani con tante persone formalmente prese in carico ma nella realtà non avviate a nulla».

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