Politiche attive

Rdc, quattro mesi per la presa in carico

Pochi percettori del sussidio lavorano o fanno formazione. Centri per l’impiego con carenze di personale e nel sistema informatico

di Giorgio Pogliotti

In media passano circa 4 mesi e mezzo tra l’autorizzazione dell’Inps ad ottenere il Reddito di cittadinanza e la presa in carico del beneficiario da parte dei centri per l’impiego e dei servizi sociali comunali. Solo poco più della metà dei Cpi (51,6%) è in condizione di convocare i percettori entro i 30 giorni previsti dalla legge i beneficiari della misura. I tempi di presa in carico risentono del numero di utenti territoriali, dunque sono maggiori al Sud dove si attestano sui 5 mesi e mezzo, rispetto al Nord dove l’attesa mediamente è di 3 mesi e mezzo.

Un’indagine dell’Inapp, condotta tra gli operatori, evidenzia le criticità del Rdc, misura che il governo vuole abolire dal 1 gennaio 2024, quando vedrà la luce un nuovo strumento che è ancora oggetto di riflessione da parte del ministro del Lavoro, Marina Calderone. Anche l’Inapp certifica il nodo critico delle politiche attive del lavoro, la cosiddetta “seconda gamba” del Rdc: solo una quota minima degli operatori, tra il 3 e l’8%, ritiene che la misura abbia prodotto risultati in termini di attivazione lavorativa e formativa.

Pesano anche le carenze nel sistema informatico e la mancanza di dialogo tra e banche dati dei diversi attori coinvolti. L’85,5% dei Cpi dichiara di non avere un sistema in grado di dialogare con il Sistema informativo unitario dei servizi sociali (Siuss), il 74% con i sistemi informativi territoriali, il 57% non ha un sistema interoperabile con l’Inps e solo il 44% dialoga con il Sistema informativo unitario delle politiche per il lavoro (Siupl).

Dai Cpi viene segnalata una carenza strutturale di personale in oltre il 67% dei casi. Del resto il programma di 11.600 assunzioni è in forte ritardo: rispondendo ad un’interrogazione di Davide Aiello (M5S), è emerso che allo scorso 31 dicembre (ultimo dato in possesso del governo) solo 4.327 operatori erano stati assunti (37%), e quattro regioni risultavano ferme a quota zero (Basilicata, Calabria, Molise e Sicilia). Nel frattempo 2.980 navigator hanno lasciato i Cpi, e considerando anche le uscite per i pensionamenti il saldo degli organici è negativo. Invece i compiti dei Cpi sono aumentati, con l’attuazione del piano nazionale Garanzia occupabilità dei lavoratori.

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