Politiche attive

«Regioni e Agenzie in prima fila per qualificare chi è senza lavoro»

Il ministro Calderone ribadisce l'obiettivo di prendere in carico tutte le persone occupabili che finora hanno percepito il reddito di cittadinanza<br/>

di Fabio Tamburini

Il ministro del Lavoro, Marina Calderone, è stata intervistata dal direttore del Sole 24 Ore, Fabio Tamburini, in apertura dei lavori di Welfare &HR Summit.

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Ministro Calderone, quale contributo può dare il welfare aziendale?

Quello del welfare aziendale è un tema centrale dopo una pandemia che ci ha portato momenti di criticità, ma ha anche fornito stimoli importanti su come accompagnare la transizione con la revisione dei modelli organizzativi. Sulle politiche del lavoro, finora, è stata fatta una serie di interventi nella legge di Bilancio, in un momento non facile in cui si deve guardare all’equilibrio dei conti. Bisogna, in particolare, lavorare sulla buona contrattazione di secondo livello.

La pandemia ha lasciato il segno?

È cambiato l’approccio delle persone alla dimensione lavorativa, che diventa parte di un percorso di vita intrecciato con quello degli affetti. I giovani lavoratori, in particolare, cercano sicurezze legate non solo all’aspetto retributivo. Si guarda di più anche al welfare allargato e alla conciliazione vita lavoro.

Ci sono novità in arrivo sul reddito di cittadinanza?

Ci saranno percorsi differenziati: assistenza per chi si trova in situazione di difficoltà; attenzione alla platea degli occupabili, per i quali la legge di Bilancio prevede la cessazione del reddito dopo sette mesi di percezione usufruibili entro la fine dell’anno. Quindi, si tratta di una platea mobile. L’obiettivo strategico è l’inclusione attiva, in modo che le persone vengano prese in carico prima di arrivare al sussidio. Ci sono 600mila lavoratori mai presi in carico dai servizi per l’impiego e che invece avrebbero dovuto essere soggetti a un percorso di valutazione che li avvii all’assistenza o all’accompagnamento al lavoro. La scommessa è rimettere in gioco una platea significativa di lavoratori nel momento in cui le aziende fanno fatica a reperirli. Bisogna far funzionare l’incrocio tra domande e offerta di lavoro, valorizzando tutti gli attori in gioco.

Questa presa in carico avrebbe dovuto essere operata dai navigator. Ora il compito a chi passa?

Stiamo lavorando a un percorso che responsabilizzi più soggetti: per la misura di protezione puntiamo a coinvolgere Comuni, servizi sociali, terzo settore; per la filiera di accompagnamento al lavoro le Regioni e tutti i soggetti che operano nel mercato del lavoro, fra cui quei Centri per l’impiego per potenziare i quali sono stati banditi concorsi di assunzione. Un ruolo importante può essere svolto anche dalle Agenzie per il lavoro iscritte al registro ministeriale, che possono intermediare, e dal mondo della bilateralità. Ricordo che nel Pnrr tra gli obiettivi importanti, oltre a 3 milioni di persone da inserire nel nuovo programma Gol entro il 2025, c’è la formazione soprattutto per le competenze digitali. Un percorso fondamentale per tutti i disoccupati, soprattutto giovani.

Finora, però, i Centri per l’impiego non hanno funzionato...

Per migliorarne l’efficienza bisogna ridefinire protocolli operativi in cui il livello statale dovrà fare la sua parte. Noi forniremo assistenza e sussidiarietà: Regioni e Comuni non saranno lasciati soli.

Altro argomento spinoso è la riforma delle pensioni. Ci sono posizioni opposte. La mediazione è possibile?

Premetto che la strada non è quella di mettere in difficoltà i conti pubblici. Si tratta di creare una coerenza tra gestioni che spesso non si parlano, con la premessa che sarà sempre più complicato un equilibrio tra lavoratori e pensionati e tra versamenti individuali ed elementi retributivi. Per arrivare a pensioni dignitose dobbiamo spingere sempre di più anche sulla previdenza complementare.

Si pensa a incentivi per la previdenza complementare?

Ne stiamo discutendo con la parti sociali. Il tema della deducibilità fiscale penso sia importante. Possiamo dire che è una cosa su cui lavoro.

Sul cuneo fiscale si potrà andare oltre l’attuale taglio?

Abbiamo detto che puntiamo a un taglio di cinque punti come obiettivo di legislatura. Sono consapevole che finora c’è stato solo un primo assaggio, quello che si poteva proporre nella legge di Bilancio.

Il primo assaggio è stato in effetti un po’ timido. Abbiamo una data per ulteriori interventi?

Ci stiamo lavorando, ma non è corretto fare un’ipotesi da parte mia perché dobbiamo confrontarci con il Mef e la Ragioneria generale dello Stato. Dobbiamo vedere lo stato dei conti in primavera.

In materia d’incentivi c’è spazio per interventi di semplificazione?

Prendiamo la norma che prevede uno sgravio per l’assunzione di giovani sotto i 36 anni: ebbene in alcuni casi questo incentivo può creare problemi con i contratti di apprendistato. Bisogna fare in modo che non ci siano norme potenzialmente concorrenti.

Imprese che cercano personale, da un lato, e disoccupazione dall’altro: come pensate di intervenire?

Mettendo in atto una serie di interventi, a cominciare dall’incrocio tra domanda e offerta. Dobbiamo partire dal fatto che la Borsa nazionale continua del lavoro, introdotta dalla legge Biagi, non ha mai funzionato nelle attività di matching, ragionando quindi su come costruire una piattaforma idonea. Poi c’è il tema della riqualificazione, per la quale anche quest’anno abbiamo prorogato e rifinanziato il Fondo nuove competenze. Puntiamo anche sui fondi interprofessionali, che ci consentono di esplorare le richieste di figure specifiche: dovremo fare uno sforzo perché vengano in qualche modo censite. Vorremmo, infine, valorizzare anche le reti di distretti sul territorio.

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