Sul Durc Inps punta ad anticipare i tempi
L’istituto di previdenza metterà a disposizione le informazioni per capire se ci sono le condizioni per l’emissione con esito positivo
Consentire agli intermediari di conoscere in anticipo se ci sono le condizioni per rinnovare con esito positivo un Durc. Questo uno degli obiettivi a cui sta lavorando l’Inps nell’ottica di migliorare il rapporto con i professionisti che assistono le aziende e i datori di lavoro. L’istituto di previdenza, ha affermato il direttore generale vicario Antonio Pone, intervenendo settimana scorsa al Forum lavoro/fiscale organizzato dalla Fondazione studi consulenti del lavoro e dal Consiglio nazionale dell’Ordine, sta lavorando su dieci progetti che nel giro di 1-3 anni rivoluzioneranno il modo con cui ci si interfaccia con l’ente.
Il rapporto con gli intermediari verrà sviluppato «in una logica di partnership strategica» partendo dalla consapevolezza che Inps e consulenti sono inseriti nella stessa filiera che deve essere ottimizzata. Per quanto riguarda le procedure informatiche, Pone ha parlato di logica di coprogettazione, per gli aspetti normativi di un confronto preventivo, per le modalità di lavorazione si tratta di «ragionare in una logica diversa rispetto al passato dove la differenza la farà il giocare d’anticipo, mettendo a disposizione informazioni per riuscire a gestire determinate partite secondo una modalità che non abbia la pressione che avviene oggi».
È il caso, per esempio, del Durc, la cui richiesta determina una attività di sistemazione della posizione, di pagamento o di richiesta di dilazione. «Tutto questo non ha senso che avvenga solo nel momento in cui un Durc scade - ha spiegato Pone - deve avvenire prima attraverso un percorso in cui si mette a disposizione del professionista tutta una serie di informazioni. Puntiamo molto sulla procedura Vera che apre i cassetti aziendali e consente al consulente di sapere prima cosa non andrà bene quando si chiede un Durc».
Il direttore generale vicario è intervenuto anche sul tema dei tempi lunghi di pubblicazione delle circolari rispetto all’entrata in vigore delle norme. A questo riguardo ha ricordato che, per effetto di una decisione del 2004 presa dall’allora ministro del Lavoro Roberto Maroni, tutte le disposizioni aventi una valenza non meramente organizzativa devono essere sottoposte al vaglio preventivo del ministero, procedura che può allungare i tempi in quanto il testo può “viaggiare” più volte tra Inps e dicastero.
Oltre a ciò ci sono «altri due fattori di dimensioni rilevanti ai fini delle lungaggini della redazione di una circolare. Il primo è la qualità della norma primaria. Quando una norma primaria non è scritta bene purtroppo le norme di rango secondario, circolari Inps per esempio, finiscono per assumere un finalismo diverso, che è quello di mettere una pezza, recuperare delle sviste, intervenire in sede interpretativa per correggere delle distorsioni».
Il secondo fattore è costituito dai tempi di decorrenza delle norme. Se una disposizione entra in vigore subito con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma richiede delle circolari per l’attuazione «buona cosa farebbe il legislatore prevedendo che la decorrenza degli effetti fosse differita».
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Silvano Imbriaci
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